Quella voglia d’evasione dalle tasse

Gli italiani non sono amici del Fisco perché ritengono che il Fisco non sia amico loro. Questo è in sintesi quello che dice uno studio di Bankitalia che ha raccolto le opinioni degli italiani sul Fisco negli anni che vanno tra il 1992 e il 2004. È aumentata la propensione ad evadere e sono diminuiti coloro che ritengono l’evasione un problema grave o gravissimo. Gli italiani non ritengono che debbano essere aumentati i controlli e diminuisce anche il numero di coloro che ritengono che i condoni premino gli evasori e scoraggino gli onesti. È un quadro piuttosto chiaro che, secondo noi, smentisce tutto quanto ci propinano Prodi e Visco (e un po’ anche Padoa-Schioppa) e con tutta franchezza ci pare che confermi quanto il Giornale va sostenendo da tempo. E cioè: non è assolutamente vero che minacciando inasprimenti e controlli sempre più a tappeto si scoraggi l’evasione, anzi si crea una condizione psicologica nel contribuente che, sentendosi sempre più oppresso, cerca ogni strada che lo liberi, in qualche modo, dal giogo fiscale. Se poi accanto a questa visione poliziesca del Fisco si aggiunge anche un aumento delle tasse, la frittata è bell’e servita.
Tra l’altro questa ricerca rivela anche un altro fatto che sbugiarda totalmente un altro asserto dell’ormai noto trio Prodi-Visco-Padoa Schioppa. L’asserto è noto: gli autonomi le tasse non le pagano ed invece i dipendenti non evadono. L’identikit di Bankitalia dell’italiano non amico del Fisco non conferma quanto sostenuto dal trio fiscale. Infatti anche tra i dipendenti, operai in prima fila, la tendenza ad evadere risulta forte. E l’evasore medio ha meno di 40 anni, un basso livello di istruzione, vive in luoghi dove c’è molta disoccupazione, lavora autonomamente. Dove abita ci sono pochi servizi pubblici ed un elevato tasso di criminalità.
Fatto questo quadro non sarebbe il caso di cominciare a chiedersi perché gli italiani evadono prima che usare, o tentare di usare gli strumenti polizieschi? Non si può considerare l’ipotesi che gli italiani siano poco amici del Fisco perché ritengono un’ingiustizia quanto e come gli viene fatto pagare? Secondo la scuola liberale di Scienza delle finanze le tasse possono essere pensate e regolate secondo due logiche diverse e contrapposte: quella del sacrificio e quella del beneficio. Gli italiani, evidentemente, sentono il pagamento delle tasse come un sacrificio che non porta loro alcun beneficio o che ne porta in misura non corrispondente a quanto pagano.


Se chi non paga le tasse ha meno di 40 anni e abita in luoghi dove c’è tanta disoccupazione e tanta criminalità non ci si può interrogare sul fatto che forse hanno anche un po’ di ragione? Non è una questione di ricconi, o di riccastri che vanno fatti piangere come suggerivano i comunisti di Diliberto. È una questione più profonda e che tocca molti più cittadini. Sentono che le tasse così sono ingiuste. Prodi e Visco questa ipotesi non la prendono neanche in considerazione.

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