Quelle 245 tonnellate di carta costate 70 milioni

da Roma

Una centrale elettrica al servizio del Parlamento. Per produrre le circa 245 tonnellate di carta riciclata necessaria per stampare i 5.407 progetti di legge della legislatura appena terminata sono stati utilizzati circa 661 Megawattora di energia, ovvero la produzione di una media centrale elettrica.
D’altronde, la legge ha il suo «peso» specifico. In media, un atto stampato, relazione inclusa (e Finanziaria esclusa vista la sua mole), pesa circa 24 grammi e viene pubblicato in 1.500 copie circa. Si arriva così a circa 195 tonnellate di carta, ma non basta. Perché i progetti di legge vengono presentati in Aula e riportati negli allegati di seduta (A per la Camera e B per il Senato). L’allegato A pesa circa una trentina di grammi, le copie sono sempre 1.500 e le sedute sono state 275: totale 12,4 tonnellate. A Palazzo Madama durante le 280 sedute sono stati stampati ogni volta circa 1.500 allegati B del peso di 90 grammi ciascuno: totale 37,8 tonnellate.
Ma quanto costa ai due rami del Parlamento, e quindi ai cittadini, stampare atti riguardanti l’istituzione di un casinò in Sicilia, la cartapesta viareggina o la valorizzazione dell’esperanto? La stima, effettuata dal Giornale e arrotondata per difetto, si aggira sui 69 milioni di euro per gli anni 2006 e 2007 e si basa sugli appositi capitoli di spesa. Ogni disegno di legge è costato in media ai contribuenti 12.778 euro. Sulla spesa delle Camere e sulla loro attività si sa più o meno tutto, ma val la pena ricordare che nel corso dell’ultima legislatura sono state approvate ben 61 leggi delle quali 12 solamente di iniziativa parlamentare. Va da sé che gli altri 5.346 ddl sono destinati al macero, in tutti i sensi. Con buona pace dei volenterosi che intendono celebrare il 400° delle osservazioni galileiane o ripristinare la festa del 4 novembre.
Ma andiamo nel dettaglio delle singole voci. Nel biennio terminato lo scorso 31 dicembre alla stampa degli atti parlamentari sono stati destinati oltre 20,7 milioni alla Camera e 8,8 milioni al Senato. A questi si aggiungono le spese di carta, cancelleria e materiali da ufficio (5,5 milioni per i due rami) e quelle per la riproduzione e trasmissione informatica (16,5 milioni).

Infine, un’ipotesi di lavoro: abbiamo stimato che i gruppi parlamentari destinino il 30% dei loro contributi alla produzione legislativa (15 milioni nel biennio). Se si aggiungessero i compensi ai dipendenti coinvolti, il tetto di 70 milioni sarebbe superato. Mentre la sfoglia emiliana aspetta ancora una legge che la tuteli.

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