Quelle accuse al «Giornale»

Mentre si rincorrono le voci sul suo futuro, Follini prepara gli scatoloni e studia «una fase nuova»

Quelle accuse al «Giornale»

da Roma

«Follini in bilico, stavolta si gioca il posto». È il 2 ottobre scorso quando il Giornale tratteggia lo scenario delle possibili dimissioni del segretario dell’Udc. A distanza di tredici giorni quella anticipazione si è avverata, con il passo indietro di Marco Follini e il suo distacco da un partito poco disposto a percorrere la strada della contrapposizione frontale con Silvio Berlusconi.
Due settimane fa, però, la pubblicazione della notizia, frutto del semplice esercizio di un dovere giornalistico, innesca una sorta di psicodramma dentro il partito centrista, facendo esplodere una salva di crepitanti accuse contro il nostro quotidiano. La tesi della segreteria dell’Udc, dettata attraverso una sequenza di dichiarazioni firmate dagli uomini più vicini a Follini, è la seguente: è in corso «una vergognosa campagna intimidatoria e denigratoria» il cui vero ispiratore è Silvio Berlusconi, si tratta di un «complotto» orchestrato tramite il giornale di famiglia». C’è chi come Armando Dionisi sottolinea che «il segretario è stato eletto e non può essere sfiduciato da una campagna di stampa denigratoria e priva di fondamento». E chi, come Ivo Tarolli ricorda che «non sono certo i giornali a scegliere chi deve guidarci. Follini è e resterà il nostro segretario». E Lorenzo Cesa, pupillo dell’ormai ex segretario, sostiene che «tra le poche promesse mantenute dal premier c’è quella di scatenare gli organi di informazione della famiglia contro il segretario dell’Udc».
Quella frenetica corsa a dettare dichiarazioni al vetriolo viene rintuzzata così da Maurizio Belpietro. «Come sempre tutte le volte che la segreteria dell’Udc si trova in difficoltà e i quotidiani ne danno conto si pensa che vi sia un complotto mediatico. Il Giornale si occupa di cronaca politica. A fare pasticci basta e avanza la segreteria Udc». Ma la furia centrista non si placa. E da lì a poco una nota dell’ufficio stampa riapre le ostilità. «La risposta del Giornale alle dichiarazioni di alcuni esponenti dell’Udc conferma la scelta del quotidiano milanese di voler rappresentare una protesi politica del proprio azionista di riferimento. Peraltro non è un mistero che sia stato Berlusconi a minacciare il leader dell’Udc Marco Follini di scatenargli i propri mezzi di informazione contro». Un nuovo attacco che provoca l’ulteriore puntualizzazione della direzione. «Comprendiamo il nervosismo ma non sarà attaccando il Giornale che la segreteria Udc risolverà i suoi problemi.

Il Giornale continuerà a fare, come ha sempre fatto, corretta informazione politica». Un’ «informazione politica» che, come conferma il passo indietro del segretario Udc, il 2 ottobre scorso era semplicemente impegnata a raccontare una notizia piuttosto che a raccogliere improbabili ordini di scuderia.

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