Cultura e Spettacoli

QUELLE INCHIESTE IN CERCA DI SCANDALO

QUELLE INCHIESTE IN CERCA DI SCANDALO

Non si può stare tranquilli per più di qualche giorno. Perché non più tardi di qualche giorno fa avevamo saputo che i soldi offerti generosamente dagli italiani con i loro sms in aiuto alle popolazioni colpite dallo tsunami erano andati una volta tanto a buon fine. Ne avevano parlato i giornali, avevamo visto alla tv la faccia di una donna seria come Emma Bonino che dava conto della concretezza degli aiuti, della felice destinazione dei fondi che, a un anno di distanza dalla sciagura, avevano già consentito tangibili risultati. Ora invece passa in tv un'inchiesta di Paola Salzano per il programma C'era una volta (mercoledì su Raitre, ore 23) in cui in pratica si dice l'opposto, o perlomeno si lascia aperto il campo a un po' di confusione. Perché è chiaro che l'inchiesta è un genere che va rispettato, e di cui ogni Paese civile ha bisogno come il pane, purché su questioni così serie e delicate si adoperino le opportune cautele, la massima precisione, tutti i possibili riscontri del caso. L'inviata è andata in alcuni luoghi costieri della Thailandia colpiti dallo tsunami, e nei posti in cui è stata ha raccolto testimonianze inquietanti: gli aiuti non sono arrivati o sono andati soprattutto ai «soliti raccomandati», il governo avrebbe accentrato molte delle risorse, le sperequazioni fra chi ha avuto aiuti e chi no sarebbero notevoli, le lamentele raccolte fanno pensare che ci siamo illusi, ancora una volta, di aver dato fondo alla nostra generosità fiduciosi della sua efficacia. In realtà l'inchiesta non chiarisce - ed è un suo limite evidente - di quali fondi «non andati a destinazione» si parli: se di quelli inviati genericamente dai governi dell'Occidente, oppure di quelli raccolti grazie alle sottoscrizioni popolari (tipo gli sms degli italiani) o tramite i giornali o fondazioni pubbliche e private. Né l'inviata si è preoccupata di andare a sentire qualche fonte governativa del luogo, giusto per chiedere conto dei sospetti, o si è sentita in dovere di fare qualche domanda a Emma Bonino che magari avrebbe potuto fare qualche distinguo opportuno su una materia tanto delicata. E poi ci sarà pure qualche luogo, qualche spiaggia, qualche paese dove si stanno vedendo i segni di una ricostruzione corretta, ma il reportage non ce ne mostra nessuno, come se il suo scopo fosse soltanto quello di lasciarci la bocca amara e farci pensare tutto il male possibile sulla reale consistenza degli aiuti internazionali. Delle due l'una: o siamo di fronte a un grande scandalo mondiale, e allora si dovrebbe muovere con decisione ogni organismo preposto al controllo.

Oppure siamo di fronte a un'inchiesta che, con colpevole superficialità, cerca a tutti i costi lo scandalo.

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