I rabbini capi di Gerusalemme, guide spirituali delle comunità sefardita e aschenazita, hanno scritto a Papa Benedetto XVI per chiedere la modifica della preghiera del Venerdì Santo presente nellantico messale appena liberalizzato dal Motu proprio, nel quale si prega per la conversione degli ebrei chiedendo a Dio di sottrarre «quel popolo... alle sue tenebre» e di rimuoverne «laccecamento» (termine mutuato da una delle lettere di Paolo). Ma già prima il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, si era detto disponibile a modificare quelle parole.
Ora un libro destinato a far discutere, in libreria tra pochi giorni, riapre la questione, sostenendo che qualche ritocco sarebbe necessario anche nei testi tradizionali dellebraismo: Erbe amare (Bonanno Editore, pagg. 324, euro 29), di Ariel Levi di Gualdo. Lautore, giornalista e scrittore, vive in Sicilia e proviene da una famiglia di origini ebraiche convertita al cattolicesimo: per oltre dieci anni si è riavvicinato allebraismo frequentando le sinagoghe, studiando i testi sacri della religione israelitica e «apprendendo dallinterno quel che è il tono delle lezioni e degli insegnamenti rabbinici, assai diversi» sostiene «da quelli che sono i discorsi e le pubbliche posizioni ufficiali di circostanza». Unesperienza che lo ha profondamente segnato. Nel libro, a tratti molto duro, altre volte più ironico, Levi di Gualdo contesta quella che definisce una sorta di deriva «politica» dellebraismo contemporaneo, le cui istanze a suo dire sarebbero oggi fatte coincidere con quelle dello Stato dIsraele in unimpropria commistione che «ha mutato il Sionismo politico nella propria vera religione».
Alcune pagine del volume sono dedicate proprio alla contestata preghiera del Venerdì Santo, dalla quale Giovanni XXIII molto opportunamente fece togliere i riferimenti alla «perfidia» giudaica, lasciando però linvocazione per la conversione - o meglio lapprodo finale alla fede cristiana - degli ebrei. Lautore fa notare come «nella liturgia ebraica esiste la Lode delle Diciotto Benedizioni, dimpianto risalente al IV secolo avanti Cristo». Nel primo secolo dellera cristiana - ricorda Levi di Gualdo - in questa preghiera si declamava: «Per gli apostati non ci sia speranza e il Regno insolente (limpero romano, nda) venga presto sterminato nei nostri giorni. I Nazareni (i giudeo-cristiani, nda) e gli eretici periscano e siano abrasi dal libro della vita, né siano iscritti insieme ai giusti». La preghiera, continua lautore di Erbe amare, fu mitigata sul finire del Trecento e oggi si recita: «Possano gli apostati non avere speranza e cadere tutti in perdizione, siano presto distrutti e soggiogati i tuoi nemici dei nostri giorni».
Levi di Gualdo, citando Israel Shahak, autore di Storia ebraica e giudaismo, «mai smentito dalle autorità rabbiniche», sostiene che dopo il 1967 svariate sinagoghe ortodosse israeliane e americane «hanno ripristinato il testo del I secolo». Inoltre, ricorda che nel Talmud, il libro che raccoglie linsegnamento tradizionale dei rabbini, «si bestemmia la Madonna senza curarsi che per i cristiani è la madre di Dio». Si tratta di racconti del Talmud babilonese, risalenti al I secolo, secondo i quali Gesù sarebbe il figlio illegittimo di una donna di malaffare e il padre naturale sarebbe il soldato romano Panthera. Testi che Levi di Gualdo fa notare essere stati scritti ben prima delle persecuzioni antiebraiche ad opera dei cristiani.
Al di là delle polemiche e delle incursioni nei libri sacri dellebraismo, cè anche chi ritiene che lantica preghiera cattolica del Venerdì Santo non vada cambiata. È quanto sostengono i teologi Nicola Bux e Salvatore Vitiello, in un articolo messo in Internet dallagenzia Fides della Congregazione per levangelizzazione dei popoli: «La Chiesa prega per la conversione di tutti gli uomini.
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