Bologna - Avvertenza per i non emiliani:
la parola chiave di questo
articolo è una voce dialettale:
Dargliela su. Un tempo era impronunciabile
in qualsiasi idioma.
Maora nei Ds c'è anche chi
vuol dargliela, andar via, mollare
la tessera.
Molti tra loro trovano rifugio
nella «terza mozione», quella
di chi «è molto»: molto riformista,
molto scettico o molto arrabbiato.
Sarà sicuramente
sconfitta. Ma sarà sicuramente
decisiva. Ecco perché: non è
contraria al Partito democratico,
ma a come si sta facendo il
Partito democratico. Il che paradossalmente
la rende più insidiosa
per Piero Fassino di quella
della sinistra. Ed è molto forte
in Emilia Romagna, perché
oltre a Gavino Angius e Alberto
Nigra, oltre a due nomi dello
spessore di Gianfranco Pasquino
e Franco Grillini, è firmata
da uno dei dirigenti storicamente
più prestigiosi dei Ds sotto le
due torri. Ovvero da Mauro Zani,
l’uomo che fino a un mese fa
era sempre in maggioranza (anche
se non era d'accordo).
In fondo il
calcolo è semplice:
la sinistra di Fabio
Mussi sta fra il 20 e
il30% (salvo sorprese).
«Se la “terza
mozione” supera il
5% - spiega Pasquino
semplificando - Fassino non
raggiunge il 70% e per lui sono
guai». Se arrivi a Bologna e riesci
a imbucarti nella prima riunione
organizzativa della «Terza
» (spontanea, senza rete o filtri)
tra confessioni e sfoghi, ferocissime
analisi, capisci che sotto
l’apparente quiete, questa
svolta turba i Ds in profondità.
Donne contro (Rutelli). Per
esempio le donne. In Emilia, il
60 per cento di loro lavora (soprattutto le iscritte Ds).
Nella città
in cui ci sono più tassiste, netturbine
e autiste, federarsi al
partito di Francesco Rutelli e
Franca Binetti ècomeandare a
un funerale. Dice un iscritto della
casa del popolo Candilejas,
Franco: «Vado a sentire Fassino...
Parla due ore,quasi mi convince.
Ma ha discusso venti minuti
dei socialisti portoghesi e
non ha mai citato Rutelli!». Già.
Nella riunione con Zani, la settimana
scorsa, nella sede della
Regione - unica convocazione
un tam tam di telefonate-la prima
ad arrabbiarsi è la compagna
Ercolini. Quarantenne,
grintosa e taillerata d’assalto
che sbotta: «L’accordo Mussi-
Fassinosul voto segreto è da tagliagole!
Anche stavolta - si lamenta-
emerge un monolite trasversale
e generazionale nel
gruppo dirigente che va demolito.
Altrimenti - conclude - l'unica
è dargliela su» (e una).
La
compagna Donati: «Compagni,
diciamola verità! Sono sconfortata
dal conformismo di tanti
compagni, mi fa paura. Vado in
sezione, e il segretario mi fa:
“Non capisco, ma sono con Fassino”.
Compagni,questo conformismo
l’abbiamo costruito noi
ma ora ci uccide! Se non lo leggono
sull’Unità la mozione Angius-
Zani non esiste!».
Non morir «democristi».
Il compagno Fanti:«C’era un articolo
sul partito democratico di
Cuillo (dirigente fassiniano,
ndr) sul Riformista. Leggo e rileggo,
non capisco. Aria fritta!»
(risate). «Pareva Rutelli!» (fischi).
«Compagni, quil’unica argomentazione
efficace, anche
fra i nostri vecchi: Non voglio
morire democristiano (boato).
«I pacchi di tessere false della
Margherita spaventano. Una testa,
un voto - sorride amaro -
ma almeno sia una testa viva!»
(applausi). Il compagno Piccari,
maglione girocollo, accento forte,
tono grave: «Il rischio è la fine
dei Ds. Il problema non è la
scissione, mala diaspora! Vedo
tanti compagni tentati di dargliela
su» (e due). Teresa, ultima a
parlare: «Mi sento violentata
dentro, ero pronta a dire:
vado via!» (e tre). Gianluca:
«Compagno Zani. se non c'eri
tu io ero già a casa!»(e quattro).
Meraviglioso Massimo Mezzetti,
numero due dell’area:«Compagni,
ho ripescato, in cima allo
scaffale, Un paese normale di
D’Alema. Confrontate il testo
con quel che ha detto ai segretari
di sezione... è esattamente il
con-tra-rio!».Poi, ironico:«Fassino
scriverà nella mozione che
con un piede è nel Pse,e con l'altro
nel Palazzo d'Inverno. E intanto
il congresso si decide in
due settimane».
Tutto in una «botta». Già.
Perché la macchina organizzativa
è micidiale, e fa la differenza.
In Emilia (e nel resto
d'Italia), i congressi di base
decidono i rapporti di forza.
Così la scommessa delle minoranze
è illustrare la mozione
nel maggior numero di sezioni
possibile. Conti alla mano, in
Emilia, la prima fase congressuale
si celebra in meno di un
mese, 90 congressi «a botta». Il
fattore-tempo gioca per il segretario.
Così Zani, Grillini, Mezzetti e Pasquino puntano molto sulle
assemblee cittadine. La prima
cosa che pensi, in questa
fredda serata bolognese, è che
gli «zaniani» sono minoranza:
la colonna vertebrale è la vecchia area riformista,
più intellettuali,
dirigenti della ex maggioranza,
come Nigra (ex segretario
piemontese). Ma proprio
per questo possono intercettare
un frammento di base che li
riconosce e si fida di loro.
Fisiognomica del Zani. Per
capire le loro potenzialità bisogna
studiare lui, il Zani. Ex responsabile
organizzazione nazionale
ds (oggi eurodeputato),
è uno che pare uscito fuori dalla
matita di Quino, l'inventore di
Mafalda: testa quadra, sopracciglia
folte e baffi che sembrano
tirati giù con un tratto di carboncino.
Anche quando era potente,
per i giornali non è mai stato
leader. Ma è stimatissimo, rispettato
dalla baseancora oggi.
È asciutto, antiretorico, a volte
persino scostante. Da lui non
hai mai dichiarazioni a effetto
peri Tg, ma è sentendolo parlare
qui che capisci il segreto della
sua fortuna: la concretezza
emiliana. Esordio
spiazzante:«Primo:
non possiamo vincere,
saremo sconfitti
di certo, chiaro?».
In sala già non vola
una mosca. Sospiro:
«Secondo: la nostra
è la posizione
più scomoda, fra due fuochi, lo
sappiamo, no?». Terzo: «Ho
parlato di censura. Non a caso. I
giornali ci ignorano, e lo faranno ancor di più.
Mi spiego?» (fiati sospesi).
Poi, con una sfumatura di sorriso e un ruggito di grinta:
«Per questo non userò mezze
misure. Giocherò all’attacco
» (brusio di sollievo in sala).
Va giù con l'accetta: «È vero, il
tasso di conformismo ha raggiunto
livelli insopportabili. È
vero, Fassino si inventerà un
marchingegno per tenere dentro
la Margherita, l'adesione al Pse,ecc. Ma noi possiamo parlare a quei tantic ompagni che sono
a disagio, e dobbiamo fare
una battaglia forte, sull'idea
che un partito non si può sciogliere,
senza un altro congresso,
che nessun partito può nascere da unaf usione freddac on
Rutelli». Il voto segreto? «Se lo
sono scelto loro - ghigno - ora
voglio cabine elettorali e urne,
rappresentanti, osservatori comefosse
l'Onu!». Insomma, Zani parla di identità,
divoti, di tessere.
Parla alla pancia profonda diq uesto partito.
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