Cultura e Spettacoli

Quelli che devono tappare la bocca al professore «troppo cattolico»

L’accusa è chiara. Il professor Roberto De Mattei, vicepresidente del Cnr, è antiscientifico perché pensa che l’omosessualità abbia favorito la fine dell’Impero romano, perché contesta il darwinismo, per i suoi giudizi «apocalittici» sul terremoto giapponese. Per tutte queste ragioni va rimosso dall’incarico. Il verdetto è stato pronunciato da buona parte della stampa e anche da alcuni gruppi organizzati del mondo universitario.
In nome dei sacri valori dell’Illuminismo non soltanto si contesta De Mattei, com’è giusto fare, ma si vorrebbe pure allestire un «auto-da-fé» che ponga fine allo scempio di un cattolico reazionario posto ai vertici del principale ente italiano di ricerca.
Eppure se c'è un’eredità importante della tradizione filosofica è che il dibattito deve essere libero e che nel mercato delle idee De Mattei ha diritto di pubblicare i suoi studi e i suoi critici, ovviamente, di contestarli. Qualcuno obietterà che qui non si tratta d’impedire allo storico di fare ricerca, ma si chiede «solo» che venga allontanato dal Cnr. Il guaio è che lo si chiede non per mancanze connesse alla sua funzione, ma per le tesi sostenute.
La coerenza fa davvero difetto a troppi, perché non si può essere per la legalità unicamente nei giorni pari. De Mattei occupa quell’incarico perché esistono norme che affidano al consiglio dei ministri la scelta dei vertici del Cnr. Sono norme contestabili? Certo, ma allora si lavori a modificarle.
L’universo laico non può poi attribuire una patente di legittimità solo ai cattolici «addomesticati», e a quanti nella Chiesa amano a fustigare papi e gerarchie. Il mondo cattolico merita di essere rispettato nelle sue varie componenti, dato che la vera tolleranza non si esercita con chi la pensa più o meno come noi, ma con chi è distante.
Per non parlare del costante ricorso a due pesi e due misure! Talune affermazioni di De Mattei sono più che criticabili, ma molti eminenti intellettuali italiani hanno passato l’esistenza a osannare Mao e Fidel Castro, ignorandone i crimini. Sarebbe però assurdo voler chiudere loro la bocca. Ognuno utilizzi dunque la forza degli argomenti invece che l’argomento della forza.
Giuste o sbagliate, quelle di De Mattei sono le sue tesi e chi le avversa ha il diritto di contestarle.

Ma il dibattito scientifico impone che le teorie si confrontino e che il prevalere di una sia frutto del consenso tra gli studiosi, e non già di campagne persecutorie o soluzioni politiche.

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