L’orgoglio patriottico italiano è tornato in un cassetto assieme alle bandiere appese ai balconi per le celebrazioni dell’Unità. Se c’è un minimo pretesto per buttare la croce addosso a Silvio Berlusconi (e la guerra in Libia ne offre), anche voci sinistrorse come Repubblica si riscoprono improvvisamente golliste e cantano le lodi di Nicolas Sarkozy. Ma il quotidiano diretto da Ezio Mauro non è il solo ad aver abbracciato la linea del «francese è bello». Lo accompagnano il Corriere della Sera , il quotidiano del Pd Europa e anche pezzi di Pd si sentono italiani ma anche transalpini ma anche pacifisti.
«Il pugno di ferro di Sarkozy» titolava ieri in prima pagina Repubblica ospitando un sapido editoriale di Bernard Guetta, il fratellastro del celebre dj David e candidato per l’ennesima volta alla direzione di Le Monde ( questa volta con la «benedizione» pure di Barbapapà Scalfari). «Sarkozy ha visto giusto», ha scritto Guetta esaltando il ministro degli Esteri Juppé «uno dei pochi superstiti del gaullismo, di questa destra sociale, attenta alla posizione che la Francia occupa nel mondo e alla sua unicità nel campo occidentale».
Ecco, per un giorno Repubblica è diventata come Il Secolo magnificando Sarkò e la Francia. «Un ritorno in grande stile che la onora, ed è grazie a lei che Bengasi è stata salvata ». Non a caso il tricolore che impera sulle sue pagine è quello bleu, blanc et rouge . Interviste all’ex ministro Védrine e al verde Cohn-Bendit che tira le orecchie a Vendola perché «chi va in piazza contro la guerra è con Gheddafi».
Sul Corriere a suonare la Marsigliese ci ha pensato l’ex vicedirettore Pierluigi Battista stigmatizzando quei musoni degli italiani che «guerreggiano, ma borbottando e imprecando » e nei quali «rifiorisce un poderoso sentimento antifrancese, come se ci fossimo cacciati in questo guaio per colpa del decisionismo spavaldo del vero grande nemico: che non è Gheddafi ma Nicolas Sarkozy » che «dovrebbe essere un nostro alleato». E invece lo staff berlusconiano fa del «complottismo» solo perché si osa ipotizzare che da Parigi stiano cercando di teleguidare il futuro della Libia.
A sviluppare il tema «Comunque vada per l’Italia sarà un insuccesso» è stato il direttore di Europa Stefano Menichini scrivendo di «irresponsabile politica del governo che ci ha portati in un vicolo cieco».
Posizioni condivise dal vicepresidente Pd Marina Sereni secondo cui a causa degli sbagli del Cav «fatichiamo ad avere un ruolo centrale in questa vicenda e a contenere anche un eccesso di entusiasmo dei nostri amici francesi». Sì, solo un eccesso di entusiasmo. Peccato si siano dimenticati tutti quanti che le velleità di grandeur di Sarkò abbiano trovato nel Cav un fiero oppositore. Di questi tempi non è poco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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