E per salvare la democrazia? Si blocca il Parlamento. La ricetta viene giù dalle colonne del Fatto, semplice come un soffritto surgelato di Benedetta Parodi, e compare lì, in prima pagina, fra le solite penne all’arrabbiata e un po’ di consueti cetrioli sott’odio. Quattro salti in Padellaro: bisogna proclamare «solennemente e subito il blocco sistematico e permanente del Parlamento», scrive il quotidiano. E l’appello porta tutte le firme nobili del partito all’Aceto balsamico, da Marco Travaglio a Barbara Spinelli, da Andrea Camilleri a Dario Fo, da Antonio Tabucchi a Paolo Flores d’Arcais, la crème dei giustizialisti italiani, l’intera Forca Italia, insomma a parte Roberto Saviano, che però - dicono alcune indiscrezioni - potrebbe presto scendere in campo per proporre la chiusura definitiva di Camera e Senato. «Sono inutili, a noi basta l’assemblea del Palasharp». Applausi dell’Ingegner De Benedetti.
Ma, insomma, com’è possibile che nessuno ci abbia pensato prima? In fondo è banale: cosa fa uno che vuole correre più veloce? Si taglia una gamba. E uno che vuol vederci meglio? Si cava un occhio. E uno che vuol salvare la democrazia? Blocca il Parlamento. È tutto logico, è tutto naturale. Per fortuna che ci sono quelli del Fatto, veri salvatori della Patria, nuovi eroi repubblicani, autentici paladini della Costituzione, che sanno come si difendono le istituzioni. E come si difendono le istituzioni? Appunto: impedendo loro di funzionare. E per fortuna che nessuno degli intellettuali del Fatto ha mai pensato di fare il medico. Se tanto mi dà tanto, appena si mettevano in testa di salvare la vita a qualcuno, sai che festa per gli obitori...
Sono forti, però, i nostri amici del quotidiano all’arrabbiata: prima hanno pensato che per salvare la democrazia e la civiltà fosse necessario incitare i propri fan a dare fuoco ai berlusconiani. Così hanno organizzato il concorso del piccolo killer, il festival del tiro al bersaglio, la Sanremo alternativa per suonarle a giornalisti e politici colpevoli di essere di centrodestra. «Morto il re muoiono tutti», «Quanto mi piacerebbe vederli a fare l’altalena dalla balaustra di un distributore...», «...a testa in giù naturalmente», «Un falò e dentro tutti». Poi, non sembrando sufficiente come difesa della democrazia, hanno pensato che bisognasse fare qualcosa di più. E così dopo aver progettato l’assalto ai berlusconiani, hanno avuto l’ideona: l’assalto al Parlamento. «Blocco sistematico e permanente», annunciano. E pare che il Fatto sia già pronto a pubblicare il seguito dell’impegnativo appello: «Trasformeremo quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i manipoli della Boccassini».
La vittoria della democrazia è certa: si eliminano tutti gli avversari appendendoli a testa in giù, si blocca il Parlamento fino a quando non comandano Furio Colombo e Dario Fo, e se qualcuno osa dire qualcosa si fa intervenire la Procura di Milano che (democraticamente) lo arresta. Chi non vorrebbe vivere in un Paese così? Manca solo di riportare in vita la Stasi, e poi le garanzie democratiche trionferebbero davvero. «Se non ora quando?», come si chiedono gli intellettuali nel loro vibrante appello, dando prova, oltre che di amore per le istituzioni, anche di grande originalità. Già: «Se non ora quando?». È ovvio che prima o poi, per salvare la democrazia, uno il Parlamento lo deve bloccare, no? Quindi, tanto vale, procedere immediatamente, come da ordine di servizio dell’agente Mark Travagliescu.
Voi immaginate che cosa avrebbero detto e scritto i paladini delle istituzioni, se un Cicchitto o Gasparri qualsiasi avesse mai osato parlare di «blocco del Parlamento»? Voi immaginate che cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse chiesto di impedire in modo «sistematico e permanente» i lavori delle assemblee legislative? Voi immaginate quanti aspiranti Giacomo Matteotti ci saremmo ritrovati in piazza Montecitorio, quanti lamenti e quante grida di dolore, quanti appelli a Napolitano e al rispetto della Costituzione, quanti nonni partigiani rispolverati dalla naftalina per giurare fedeltà ai valori della Resistenza da salvare? Ecco: invece l’appello sta sul Travaglio News, lo firmano Andrea Camilleri e Antonio Tabucchi, quindi è di per se stesso sinceramente democratico, anche se chiede una sospensione della democrazia; è in difesa della Costituzione, anche se vuole bloccare il funzionamento di un organo costituzionale, è a favore della libertà, anche se sembra scritto dai fautori dello Stato di polizia.
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