Quelli che...Mondadori ha sempre torto

Repubblica lancia l’ennesima polemica surreale. La casa editrice sarebbe alla deriva perché cambia dirigenti. Ma è quello che fa qualsiasi azienda privata

Quelli che...Mondadori ha sempre torto

A leggere certi appelli (e certi giornali) pare che la Mondadori sia un’azienda del settore pubblico che deve render conto delle proprie scelte ai cittadini ma soprattutto ai collaboratori di Repubblica. I fatti. Segrate ha interrotto il rapporto di lavoro con Andrea Cane, al vertice della saggistica e direttore della collana «Strade Blu». Commento di Cane sull’allontanamento: «Tecnicamente ineccepibile, anche se avvenuto in una forma totalmente asettica». Alcuni autori che hanno lavorato con Cane ieri hanno inviato una lettera a Repubblica contro la «brusca estromissione».

Firmano Corrado Augias, Stefano Bartezzaghi, Pasquale Chessa, Pietro Citati, Vito Mancuso, Michela Marzano, Mario Pirani, Giovanni Sartori e altri.
Quante case editrici sostituiscono i propri dirigenti? Tutte, perché sono in continua ristrutturazione come qualsiasi azienda privata. Ma non si ricordano appelli per gli avvicendamenti in Rizzoli o altrove. Cane è un professionista di alto profilo, che ha portato in catalogo autori come Simon Schama, François Furet, Niall Ferguson, Stephen Hawking, Richard Dawkins, Amartya Sen. E «Strade Blu» è una splendida collana, che ha tra l’altro sdoganato in Italia quell’ibrido tra fiction e non fiction che altrove si definisce new journalism. Eppure le aziende cambiano.

Finita la stagione di Gian Arturo Ferrari, forse a Segrate ne sta iniziando un’altra. Migliore o peggiore? Il verdetto spetta al mercato. I firmatari si dicono preoccupati delle voci che vogliono in arrivo, come consulente della saggistica, e come possibile successore di Cane, l’ex ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. A detta degli estensori, questo è sintomo di una «deriva che non sarebbe certo all’altezza delle tradizioni di una casa editrice della rilevanza e della storia di Mondadori». Ci sono un paio di cose che non tornano. La prima. Il nesso tra l’eventuale arrivo di Sandro Bondi e la partenza di Andrea Cane è pura illazione. E infatti Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade del Gruppo Mondadori, scrive in una lettera di replica a Repubblica: «Mai e poi mai è successo e succederà che figure con un ruolo esplicitamente e attivamente politico e militante possano assumere responsabilità manageriali ed editoriali». Si tratta infatti di «mestieri diversi» con «missioni diverse». La seconda. La «deriva» è tutta da verificare.

Quest’anno, proprio i grandi editori si sono imbarcati nelle operazioni editoriali più difficili e innovative. Guardiamo solo in casa Mondadori e marchi del gruppo. Esordienti e subito rivelazioni sono Paolo Sortino, autore di Elisabeth (Einaudi), e Mariapia Veladiano con La vita accanto (Einaudi). Andrea Tarabbia, alla prima prova importante, ha pubblicato uno straordinario romanzo: Il demone a Beslan (Mondadori). Come lui Fabio Genovesi con l’apprezzato Esche vive (Mondadori). E chi, se non Mondadori, ha scommesso su Antonio Moresco, tanto celebrato dai critici quanto bistrattato dall’editoria? Alla faccia della «deriva»...

Se poi al «piatto forte» della lettera, si uniscono dichiarazioni e articoli di contorno, ecco svelata la vera natura del documento, un’altra mossa del Gruppo Espresso nella «guerra» ai rivali. Dopo i casi Saviano e Mancuso, bisognava rinfocolare la polemica. Secondo Repubblica, Mondadori è ormai nelle mani del centrodestra perché ha annunciato la pubblicazione del nuovo libro di Angelino Alfano. Peccato che nel catalogo dello stesso editore figuri tutto il gruppo dirigente della sinistra da D’Alema a Veltroni.

E tutte (o quasi) le firme di Repubblica a partire da Scalfari per finire con Concita De Gregorio. Cavallero chiosa: «Nulla è cambiato e cambierà nelle scelte editoriali di Mondadori», ispirate al pluralismo. Come il catalogo dimostra.

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