Cronache

Quello scempio sulla collina del Muzzerone

Maria Vittoria Cascino

Le rocce a strapiombo da Punta San Pietro al mare scuro. La grotta di Byron, in alto il cimitero e avanti le calette. Il contrasto è quel verde assoluto che corteggia il mare. La barca punta la Palmaria e stringe l'angolo su Portovenere. L'occhio scivola via lento fino al Muzzerone. Sfregiato. Una collina che sa di sale, metà parco e metà privata, alle spalle del borgo. Al largo la fotografia intera. Hai la percezione dell'impatto. Una riga tirata di furia, color terra, che pasticcia la collina. Il marinaio è di Portovenere. Gli chiedi se sa niente di quel verde interrotto. Figurati. «La Forestale l'ha messa sotto sequestro, quella zona lì. Eh, si riempiono la bocca con lo scheletrone sulla Palmaria, 35 anni di offesa al panorama, e su questo sbancamento mica li vedo strapparsi i capelli. Eppure...». Il palmo della mano a sottolineare lo sfregio e gli occhi stretti a cercare appello. «Escavatori e perforatori. Ristrutturano gli edifici agricoli, e come ci arrivano secondo lei? I nostri vecchi, sacchi in spalla o con l'asino, salivano i sentieri e costruivano le loro case. Mica dovevano arrivarci col Suv. Il loro mondo cominciava e finiva lì. Oggi è un'altra storia». Lo sfogo pesante di chi certi approcci mica li capisce, proprio quando siti del genere sono marcati a vista e la loro tutela dovrebbe essere ormai nel Dna dei più. Possibile, cerchi di saperne di più. Sulla calata del porto scremi: foresto, foresto, indigeno. Chiedi del Muzzerone, una risata di stizza. «Si faccia dire in Comune», ti rispondono. Qualcuno butta lì un provocatorio «rapallizzazione». Poi scopri che la protesta è ben consolidata: un gruppo di residenti comincia a scrivere lettere e segnala al Comando Forestale della Spezia lo strano caso del Muzzerone tagliuzzato. Scatta il sopralluogo delle guardie e il primo sequestro dell'area collinare che è stata sbancata per consentire l'accesso di escavatori e mezzi di cantiere a un rudere da ristrutturare. Perché qualcuno ha pensato bene di trasformare un tracciato interpoderale, di quelli usati per raggiungere le proprietà, in una pista di cantiere, cancellando duecento metri di macchia mediterranea. Pare senza autorizzazione e violando le norme di tutela paesistico ambientale. Mica finita.
La Forestale torna una seconda volta perché qualche danno lo ha subìto anche il sentiero numero 1 del Cai, sotto il Muzzerone, all'altezza del secondo tornante. E qui parliamo di Parco di Portovenere, area protetta, e non c'è santo che tenga. Altro sequestro. «Il Gip ha convalidato l'operazione - spiegano dal Comando della Forestale -. Abbiamo fatto le dovute segnalazioni al Parco, che bisogna capire se si costituirà parte civile, e al Comune, con seguito alla Procura della Spezia per eventuali risvolti penali». Un bel pasticcio. Che gli ambientalisti ci vanno a nozze. D'obbligo il passaggio dall'Ufficio Tecnico: «Noi abbiamo autorizzato solo la ristrutturazione dell'immobile, che è fuori dall'area parco, come del resto la zona sequestrata - precisa il responsabile Massimiliano Martina -. Non potevano aprirsi un varco nel bosco in quel modo senza permesso. Che avrebbe richiesto nostri sopralluoghi e un'eventuale cauzione in caso di danno ambientale». L'elicottero sembrerebbe la soluzione più immediata per il trasporto dei laterizi. Vai a pensare che si fanno una strada. Vabbé, ma il sentiero numero 1 del Cai dove sta? Come parlare del sesso degli angeli: «Diciamo che segna il confine del Parco, come fai a dire dove sta? Io non ho ancora verificato in loco lo stato dei fatti, ma dalla documentazione pervenuta non mi sembra si possa parlare di scempio ambientale». Punti di vista. Anche se ti stupisci che un ufficio tecnico di un Comune con tanto di stellette non si sia precipitato immantinente sul luogo imputato. Dettagli. Intanto scopri che a Portovenere un ente parco autonomo non esiste. Lo gestisce il Comune che delega un Consiglio. Altro punto di vista? Stefano Mugnaini, presidente del Consiglio d'indirizzi del Parco, ti spiega che il sentiero numero 1 è un'asse portante dell'area protetta, mentre l'accesso alla proprietà da ristrutturare è fuori. Il problema sono i danni al sentiero: «Sono stati abbattuti alberi e demoliti i muretti a secco che lo delimitano a monte - precisa Mugnaini -. Hanno riempito le buche di ghiaia per pareggiare il fondo. Chiederemo al Comune i titoli rilasciati per l'intervento». Mastica amaro Mugnaini: «Nessuno si è rivolto a noi, ma da settembre, col nuovo regolamento, saremo il passaggio obbligato per tutti gli interventi». E quando lo stringi sullo scempio sì-o-no: «Nel parco non si può parlare di scempio, ma nell'area dello sbancamento sicuramente». Rivedi il Muzzerone dal mare. Non ha scritto in fronte: qui privato, qui no.

S'appoggia sulle onde per quello che è, nel suo verde salmastro schizzato dal fango degli escavatori.

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