"Questa crisi non è un dramma: la ripresa è nelle nostre mani"

Berlusconi sul calo del Pil: momento per riflettere, ma senza aver paura "La Rai? Deve essere di nuovo governata. E legittimata dal Parlamento"

"Questa crisi non è un dramma: la ripresa è nelle nostre mani"

Milano - «Un momento di riflessione in un’epoca di consumismo non è una cosa drammatica». Parola del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che invita a non trasformare in tragedia la crisi economica che colpisce l’Italia come il resto del mondo. E parlando agli anziani del Pio Albergo Trivulzio, la nota casa di riposo milanese, annuncia che le donne potranno andare in pensione cinque anni più tardi, se lo vorranno: «L’Unione europea ritiene una discriminazione che debbano smettere di lavorare a sessant’anni. Interverremo prossimamente».

Nessuna riforma delle pensioni, «perché non si può fare a ogni cambio di governo», ma solo i cambiamenti richiesti dall’Europa. A breve, forse già il 23 gennaio, arriverà invece in Consiglio dei ministri la riforma della giustizia: «Penso che avrà un percorso contenuto nel tempo». L’ultima stesura della riforma è stata presentata durante un vertice svoltosi ieri sera. Altra questione all’ordine del giorno è la Rai: «È un’azienda che ha bisogno di essere ripresa in mano e serve che sia legittimata dal Parlamento». Sono le Camere, infatti, che secondo il premier devono occuparsi delle dimissioni di Riccardo Villari.

Ma il tema caldo è la necessità di combattere la crisi. L’idea di fondo è cogliere il lato, per così dire, positivo di una situazione di difficoltà economica che non può essere sottovalutata. «La profondità e la durata della crisi sono nelle nostre mani. Dobbiamo avere paura solo di avere troppa paura. Quel che possiamo fare è dare il nostro contributo perché la crisi non sia troppo drammatica».
Primo contributo forse è proprio minimizzare: «Il governatore della Banca d’Italia e anche l’Europa ci dicono che quest’anno il Pil registrerà un 2 per cento in meno. Un calo nel 2009 con una ripresa a fine anno e un miglioramento nel 2010 vuol dire che torniamo indietro di due anni, alla situazione di due anni fa, e non mi sembra che due anni fa si stesse così male».

Il premier affronta l’argomento al Trivulzio, tra le persone che vivono nell’istituto di riposo pubblico, e promette anche interventi mirati agli over 60: «C’è moltissimo da agire per migliorare quel che uno Stato civile può fare per i suoi anziani: studi, impianti, strutture più piacevoli. In quattro anni riusciremo a farlo nonostante la crisi mondiale, che non è così drammatica come si vuol far credere».
Rivendica gli interventi già compiuti, ovvero il piano anti crisi varato dal governo e approvato dalla Commissione europea: «L’Ue ha mostrato apprezzamento sia per il rigore e la prudenza sia per il sostegno che abbiamo dato alle famiglie più bisognose». Discorso che si conclude in un appello a chi non è in difficoltà perché contribuisca a non far crollare i consumi: «Invito tutti quelli che possono a continuare con lo stesso stile di vita che avevano prima».

Tra i motivi di ottimismo, Berlusconi illustra agli ospiti del Trivulzio l’aumento della durata dell’esistenza: «Un tempo si era anziani già a sessant’anni. Io mi considero un giovanotto e il mio amico don Verzè (fondatore del San Raffaele, ndr) mi ha assicurato che è possibile portare l’età media a centoventi anni. Un traguardo che è motivo di speranza».

La casa di riposo milanese ha dedicato alla madre del premier un’ala, a seguito di una donazione voluta già dalla signora, con una targa («sezione mamma Rosa») e una frase: «Se senti il dovere di fare qualcosa, devi trovare il coraggio di farla». Berlusconi ricorda che il motto risale al 1994, anno della sua discesa in campo politico: «Mia madre, come i miei amici, non voleva.

Ma venne da me e mi disse: “Continuo a essere contraria ma se tu non lo facessi non ti riconoscerei come mio figlio. Se senti il dovere di farlo, devi trovare il coraggio di farlo”». Come sia andata a finire si sa. Lui lo ripete: «Sono entrato in politica per non far cadere il Paese nelle mani degli eredi di Marx».

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