Una notte inutile. Un'attesa vana. Tutti allo stadio per vedere Alessandro. Il quale si presenta dopo minuti cinque con un gol. Abbracci, baci, festa grande. Trattasi però di un altro Alessandro, al secolo Matri. Quello vero, si fa per dire, sta in panchina, che in questo stadio bello ma sotto inchiesta per una partita di acciaio presunto fasullo, significa tribunetta. Insomma la notte di Del Piero è polvere di stelle, la sua, attesa, cori, striscioni in rima «non è vero» «accendo un cero» o comici con la richiesta di una staffetta erotica, dopo Ale i tifosi vogliono Belen anch'essa alle prese con un ritiro, ma di un filmato quando era una Under 21.
Torino coccola il capitano che si infagotta nella giacca a vento, scruta il box numero due dove hanno preso posto moglie, parenti e amici, aspetta e spera. Andrea Agnelli, l'esecutore testamentario, dialoga con il cugino, Lapo non John che raramente si appalesa per la squadra di football di cui detiene la proprietà. Il presidente si accomoda a fianco della madre Allegra, non una parola prima del fischio dell'arbitro, lascia le parole all'Elkann Lapo e al dirigente Marotta che spengono incendi e polemiche, strumentalizzazioni e speculazioni, insomma non è accaduto nulla, tutta colpa dei giornalisti che fraintendono e fanno dietrologia. Strano, perché il popolo bianconero, quello vero, non le brigate organizzate e urlanti volgarità, è arrivato allo stadio con i diari e i quaderni, gli album di figurine e i poster del capitano, per loro qualcosa è stato detto, qualcosa che non hanno gradito e che respingono al mittente. Del Piero sa benissimo di avere la moltitudine dalla parte sua, i sondaggi lo esaltano anche se l'allenatore preferisce tenerlo sotto vuoto, preservandolo per il tempo in cui la Juventus sarà chiamata alle prove decisive, quella della seconda parte del campionato, per inseguire quel posto in Europa, magari in champions che cambierebbe la cronaca bianconera e, forse, la storia dello stesso Del Piero. Sky sport gli ha riservato addirittura una telecamera in esclusiva, Ale si ritrova nel reality show, applaude, ride, impreca quando il Genoa pareggia, poi, quando sono passati due minuti soltanto della ripresa, si alza, lascia la panchina e prende a prepararsi e allora l'acciaio dello stadio esiste, resiste, risponde all'urlo del popolo esaltato dall'apparizione. Alessandro II intanto ha provveduto a rilanciare la Juventus con il raddoppio, lo stadio trema di nuovo, Agnelli infrange il regolamento e accende una sigaretta. Il sacro momento non arriva, tocca invece a Pazienza e poi a Krasic, roba piccola che consente al Genoa un altro schiaffo alla Signora. Del Piero si mette le mani tra i capelli, è l'ultima speranza non soltanto l'ultimo campionato.
Comica finale, resta da giocare il recupero e Conte fa il colpo della vita, così il mitico Angelo Alessio con lavagna magnetica spiega ad Ale quello che deve fare. Sono questi i nuovi docenti del football. Forse è meglio che Alessandro Del Piero si ritiri davvero.
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