Milano - Addio ai weekend di shopping mordi e fuggi a Londra o Parigi. Addio al bagaglio pesante, le signore si rassegnino. Addio anche a quei viaggi a Manchester, «che tanto costa poco, perché non andare?». «È l’inizio di una nuova era», dice al Giornale Anthony Concil, direttore comunicazione della Iata (International Air Transport Association), il massimo organismo internazionale per il trasporto aereo. Perché dopo dieci anni di low-cost, dopo l’epoca dei voli «economy» (qualcuno persino meno costoso del tragitto città-aeroporto), il caro-petrolio ha provocato una bufera. «Le compagnie aeree sono in una situazione peggiore del dopo 11 settembre», riferiscono gli analisti. «Quest’anno c’è già stata una perdita di due miliardi e centomila dollari e se il carburante si aggirerà ancora intorno ai 135 dollari al barile l’anno prossimo si prevedono perdite di oltre sei miliardi», spiega ancora Concil.
Una batosta per l’industria del turismo internazionale, un cambio di rotta che segna quasi una contro-rivoluzione. Perché l’aereo è diventato in questi dieci anni un mezzo di trasporto di massa, tanto comune quanto conveniente. Mai come finora i viaggiatori, che sia per turismo o per lavoro, hanno avuto tanta varietà di scelta e tariffe così convenienti. A un prezzo, sì, ma quello del proprio sacrificio: disposti ad atterrare nei pressi di fatiscenti capannoni chiamati aeroporto (vedi Parigi Beauvais), di svegliarsi alle 4 del mattino pur di raggiungere Dublino, di spendere l’altra metà del biglietto per arrivare davvero nel centro delle città di destinazione, di sopportare atterraggi degni dei peggiori incubi, pur di viaggiare rigorosamente low-cost.
Ma ora si cambia musica. Questa potrebbe essere l’ultima estate a cifre abbordabili. Secondo un’elaborazione dell’Osservatorio di Volagratis per il Sole-24 ore, il prezzo dei biglietti è cresciuto nel mese di maggio del 14 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Alcune tratte hanno subìto rincari persino peggiori. È il caso dei voli Milano-Roma (la rotta italiana più trafficata) diventati negli ultimi anni una buona alternativa ai disagi delle ferrovie, e che hanno registrato un aumento del cinquanta per cento.
Compagnie aeree in crisi, dunque, ma soprattutto passeggeri danneggiati. «Ogni compagnia si regolerà come può per fronteggiare la crisi - ci spiegano dalla Iata -. Ma è chiaro che le low-cost, il cui prezzo del biglietto copre fondamentalmente il costo del carburante, saranno quelle che chiederanno di più ai passeggeri». «I bagagli sono lo strumento con cui potranno rifarsi più facilmente», dice Concil. In pratica chi non viaggia con valigia superleggera, da poter portare a bordo (in genere si tratta di vacanzieri e non di frequent flyer in movimento per lavoro) pagherà sempre di più il trasporto del bagaglio, in maniera proporzionale rispetto al peso. Easyjet, la seconda low-cost più grande d’Europa, ha fatto sapere qualche giorno fa che tre chilogrammi di troppo costeranno circa quindici sterline, oltre una ventina di euro. Poi ci sono le bevande: Ryanair, regina delle low-cost, nel 2006 faceva pagare 4,80 sterline per un gin tonic. Qualche settimana fa per lo stesso drink si è già arrivati a quota 6,10, che vuol dire un aumento del 25 per cento in diciotto mesi.
Proprio Ryanair e il suo eccentrico amministratore delegato, Michael O’Leary, insistono nel sostenere che le low-cost potrebbero essere le compagnie a cavarsela meglio nella crisi «perché i clienti cercheranno di risparmiare più che possono». Di fatto, però, anche la più rinomata delle compagnie economiche ha chiuso il semestre con utili bassi. «Come organismo regolatore - riferisce il portavoce della Iata - da dicembre a oggi abbiamo dovuto sospendere ventiquattro compagnie aeree dal nostro piano finanziario». In genere il provvedimento riguardava sei, al massimo sette compagnie ogni anno.
La scelta dei consumatori, insomma, si ridurrà. Proprio Ryanair potrebbe lasciare a terra una ventina di vettori il prossimo inverno, più di un decimo della propria flotta (l’inverno passato si è arrivati a quota sette).
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