Storace si stacca da Alleanza nazionale e nei due motivi del suo addio c'è almeno un paradosso: da un lato accusa Fini di voler trasformare An in un partito di centro, una specie di Democrazia cristiana, dallaltro lamenta la mancanza di democrazia interna. Ora, per quanto male si possa pensare dei partiti democratico-cristiani, tutto si può dire tranne che manchino di democrazia interna, mentre una direzione verticistica è tipica della destra-destra. Una Democrazia cristiana senza democrazia interna non è una Democrazia cristiana.
Se il lettore mi ha perdonato l'eccesso della parola «democrazia» nel primo paragrafo, passiamo a un secondo punto che mi sembra contraddittorio nell'attacco di Storace: il quale accusa Fini di aspirare soprattutto a un potere personale. Ma è evidente - quanto legittimo - che Storace mirasse a un potere personale all'interno di Alleanza Nazionale e che, nell'impossibilità di ottenerlo, finirà per fondare un proprio partito.
Sarà, se lo sarà, il partito della «destra sociale», definizione ambigua perché, pur rievocando il Movimento sociale italiano, ovvero una destra «pura e dura», ha il suo fulcro in un centralismo statalista che è quanto di più democristiano possibile. L'essere «puro e duro» (o «passione e cuore») di Storace si risolverà in un antiamericanismo decrepito e insensato, in un conservatorismo che ormai sta in uggia pure ai conservatori, nella lotta contro le libertà individuali che sono il sale e lo scopo della destra del XXI secolo. Un partito così si collocherà in un'area già affollata di partitini e capopopolo (Mussolini, Rauti, Romagnoli) che si contendono uno spazio elettorale complessivo del 2/3 per cento: potrà sottrarre voti in quel settore, ma pochissimi a Alleanza nazionale, perché gli scontenti - da destra - di An sono già emigrati in quegli altri partitini. Infine, se Storace vorrà contare qualcosa, dovrà rientrare a far parte della Casa delle Libertà.
Tutto ciò però ripropone il problema, più ampio e interessante, di cosa sia Alleanza nazionale e di dove voglia andare. Definirsi liberali e liberisti non basta. Né di certo è particolarmente di destra l'intenzione, più volte manifestata da Fini, di entrare nel Partito popolare europeo. Oggi la destra europea vincente è quella di Sarkozy, il cui modello viene spesso richiamato anche in Alleanza nazionale. Ma Sarkozy ha esposto un programma preciso, rigido nelle sue convinzioni quanto elastico nelle sue aperture e che non ha niente a che vedere con il Ppe. Urge dunque sapere quanto il cattolicesimo di An infici il suo essere un partito laico; quanto il suo europeismo si concili con il suo patriottismo; quanto le aperture finiane agli immigrati cozzino contro la difesa dell'identità nazionale; quanto il conservatorismo di An (furibonda lotta allo spinello) renda possibili aperture che pure ci sono state (posizione di Fini sulla fecondazione assistita).
Giordano Bruno Guerri
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