La «questione morale» a doppio taglio

Del Pd versus M5S sulla, diciamo così, questione morale che dire? 1) Il più pulito ha la rogna? 2) Chi di manettarismo ferisce di manettarismo perisce? 3) Da quale pulpito viene la predica? 4) Chi è senza peccati scagli la prima pietra? 5) È il bue che dà di cornuto all'asino? Ma che si attacchino tutti al tram!Carlo Cerofolinie-mail Purché il tram vada molto adagio perché io non voglio perdermi una parola, un gesto, un sospiro (e una lacrimuccia, che verrà, oh se verrà, a seguito di quella versata dalla sindaca Capuozzo) dei protagonisti di questa scoppiettante sceneggiata. La cui collocazione geografica mi induce a rispolverare uno dei tanti stupendi brocardi partenopei: «Giacchino mettette 'a legge e Giacchino fuje 'mpiso». In verità «fuje» non impiccato, quanto «acciso» a schioppettate, ma la portanza ammonitrice non cambia. Promulgatore della legge del 1808 che puniva con la condanna a morte chiunque avesse attentato al legittimo potere costituito, a seguito degli eventi ben noti a chiunque abbia fatto la scuola dell'obbligo Gioacchino Murat, Re di Napoli, in forza di quella legge fu messo al muro. Così Grillo e Casaleggio, Dibba, Di Maio e Fico, l'intera legione tebana pentastellata: al muro. Che spasso, che sollazzo vederli isterizzarsi su macchine del fango, su squallidi stralci di intercettazione telefonica, sulla strumentalizzazione di un giudizio buttato là alla sanfason, sulle congiure anche. Che soddisfazione vederli difendere la propria illibatezza etica ricorrendo all'«a mia insaputa», criterio sul quale, eppure, quando impugnato da altri del Palazzo sghignazzavano come iene. Vederli sparare a zero contro la pratica (complottista) di render pubbliche le intercettazioni.

Loro, che sciabolando la durlindana della trasparenza moralistica si dicevano pronti al sacrificio pur di impedire che alla diffusione delle intercettazioni fossero messi dei paletti. Tutti Giacchini. Tutti al muro, fatti bersaglio da robusti, nodosi boomerang griffati «questione morale».