È una questione di pelle fare bene il dermatologo

Specialisti internazionali a convegno sulla diagnosi della «cute etnica»

È una questione di pelle fare bene il dermatologo

Sono in Etiopia da quarant’anni, ma il loro lavoro è stato determinante soprattutto a Genova, dove, grazie alla mobilitazione che la coppia portò avanti negli anni Novanta, esiste ancora oggi un centro di diagnosi e cura per il morbo di Hansen, la lebbra, di primo piano per l’Italia intera. Sono Carlo Travaglino e Franca Pesce, che saranno premiati oggi nel corso del «I Congresso di Dermatologia Globale» che si tiene fino a sabato ai Magazzini del Cotone del Porto Antico, organizzato congiuntamente dall’Unità Operativa di Dermatologia Sociale del San Martino e dall’Unità operativa di Dermatologia del Galliera. Tema del convegno, come spiega il professor Enrico Nunzi, che dirige la struttura degli Hanseniani a Genova, è la «cute etnica». «Noi dermatologi - racconta - ci basiamo su una diagnosi visiva, ovvero osserviamo la pelle del paziente e stabiliamo la patologia. Ma in un momento di grandi flussi migratori come oggi i dermatologi italiani si trovano a dover diagnosticare non tanto malattie strane, tropicali, ma piuttosto le stesse patologie che ci sono da noi ma su pelli diverse dalla nostra». Ecco che una normale acne che sul volto di un adolescente genovese si presenta a pustoline rosse, sulla faccia di una ragazzo africano diventa un’escrescenza di colore nero, che viene diagnosticata più a fatica. Così, gli specialisti da tutto il mondo parleranno dei problemi alle diverse latitudini: «In Africa per esempio - spiega Nunzi - c’è il problema della cosmetologia. Le donne per schiarirsi la pelle fanno uso di creme al cortisone prodotte da ditte lombarde a basso costo e molto pericolose». Inoltre sarà curioso vedere il diverso invecchiamento della pelle alle diverse latitudini. «Quando ero in Africa avevo un infermiere di 60 anni che ne dimostrava 40, è la loro fortuna».

E poi verrà ripercorsa la storia dei coniugi Travaglino, pionieri dell’assistenza in Etiopia e Eritrea, dove hanno fondato un ospedale e un’associazione che sostiene i malati di lebbra: la coppia verrà premiata con due medaglie d’oro per lo straordinario impegno umanitario.

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