«Qui Bassolino spadroneggia È lui il vero responsabile»

Antonio Gava: «Da dieci anni fa quello che vuole a Napoli. Nessuno ha mai osato criticarlo, come se tutto andasse bene»

nostro inviato a Napoli

Don Antonio (Gava) più di tanto non riesce a infierire sul presidente della Regione già sindaco di Napoli. Lui, l’ex ministro dell’Interno scalzato dal potere con accuse di camorra rivelatesi infondate, parla mal volentieri di un Re ormai nudo che continua a spogliarsi d’ogni responsabilità.
«L’artefice del fantomatico rinascimento partenopeo - dice Gava - dovrebbe interrogarsi su quel che accade in questa città sommersa dal sangue e dai rifiuti. È Bassolino che da dieci anni detta legge».
Anche per lei, come per il presidente Napolitano, questi «sono i giorni peggiori» di sempre?
«Non ci sono dubbi. E il dramma sa qual è? Che se non c’erano i morti nessuno andava a vedere ciò che, da anni, è sotto gli occhi di tutti. Mai una critica a Bassolino, mai una sua ammissione di responsabilità. Fino a quando si continuerà a dire che tutto va bene e quant’è bravo Bassolino, se si insisterà nell’ignorare la realtà, i risultati saranno questi. Ecco perché non sono sorpreso da quello che sta accadendo. Per l’amor di Dio, non sarà solo e soltanto colpa sua, ma lui è il maggiore responsabile. Sono dieci anni che promette di tutto, non può continuare così».
Per il suo ex collega di partito Cirino Pomicino si tratta di una rivincita nei confronti dei vostri più accaniti detrattori...
«No, nessuna rivincita anche se il sentimento verrebbe naturale visto come sono stato trattato io da una certa parte politica. Dico solo che in determinati frangenti non si può, non si deve, scappare dalle proprie responsabilità. Ricordo che quando ero a capo del Viminale ogni qual volta accadeva qualcosa, da uno scippo a un omicidio, io mi sentivo in qualche modo responsabile. E mi davo da fare. Oggi invece nessuno ci mette la faccia. Il presidente Napolitano ha descritto oggettivamente la situazione, ha detto una verità sacrosanta che poi è quella che io ho rappresentato in un capitolo di un mio libro dedicato alla cosiddetta rinascita napoletana. Una rinascita che c’è stata solo a chiacchiere, letteralmente inesistente».
Davvero nessuna rivincita da parte sua?
«No, davvero. Ho affrontato a testa alta i procedimenti che mi hanno riguardato, e l’ho fatto al pari di Andreotti e di altri amici colpiti da avvisi di garanzia per mafia o tangenti. Su questi fronti avevamo un’educazione politica diversa rispetto a quella di oggi, e pur essendo in parte vero che dietro talune azioni lo zampino di una parte partitica c’era, abbiamo lottato per far emergere la verità senza mischiare i fatti personali con la politica. Una verità che è poi quella uscita dalle sentenze arrivate con molto ritardo. Certamente noto che rispetto al passato le inchieste su certa pubblica amministrazione sono, forse, meno incalzanti. E comunque quel che mi preme sottolineare sono le eventuali responsabilità politiche di chi comanda. Noi ci siamo tutti ritirati quando abbiamo avuto un avviso di garanzia».
Parla di Bassolino coinvolto nell’inchiesta sui rifiuti?
«Io non l’ho detto».
Da ex viceré di Napoli lei crede davvero che l’ex sindaco sia ancora il Re incontrastato della città?
«È lui che comanda a Napoli, non la Iervolino. Ma non vorrei offendere la categoria dei Re: non lo eleverei mai così in alto l’esponente dei Ds. Nemmeno sotto-Re, principe o marchese. Diciamo che lui ha un buon rapporto con la mondezza...».
Rifiuti e camorra, qual è la vera emergenza?
«Una bella gara. Ehi, questa è una battuta, sennò poi dicono che parteggio per la camorra (ride)».
Come se ne esce da questa situazione?
«Non è facile. Bisogna affrontare anche i problemi del modo di essere, di vivere, di una parte della città che non può continuare a vivere così. Ci sono problemi di fondo che vanno risolti anche a livello nazionale. Le leggi speciali servono a poco, e ve lo dice uno che ne fece una quando Clemente lo facemmo sindaco di Napoli».
I fanti schierati contro i camorristi, che ne pensa?
«Tutto il male possibile. L’ordine pubblico è di competenza delle forze di polizia, se l’Esercito arriva per svolgere compiti amministrativi e per sgravare d’incombenze inutili gli investigatori, allora può servire».
Il governo sta per scendere in forze a Napoli. Arrivano i nostri, con Prodi in testa.
«Bah.

Quando divenni ministro dell’Interno fu la prima cosa che feci: convocai una riunione in prefettura con tutti i sindaci della zona».
Se oggi fosse lei ministro dell’Interno, cosa farebbe?
«No, davvero. Io nei panni di Amato? Non mi ci metterei mai».

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