Quirinale

Mattarella non si fa arruolare a sinistra

Il presidente non si fa coinvolgere nelle polemiche. «Fiducia e vicinanza» alle forze dell’ordine

Mattarella non si fa arruolare a sinistra

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Fiducia» massima, totale, nella polizia, ci mancherebbe, e «vicinanza» umana e istituzionale agli agenti che per strada ogni giorno e ogni notte rischiano per la sicurezza di tutti. Sergio Mattarella, dicono al Quirinale, è «sereno e concentrato sul lavoro come in questi nove anni» e «non ha bisogno di dimostrare nulla, parla la sua storia», la sua lunga esperienza come ministro della Difesa. Non ci devono essere dubbi, il capo dello Stato è dalla parte delle forze dell’ordine, sempre, per ruolo e per «convinzione personale», anche quando sostiene che usare i manganelli con dei ragazzi e «un fallimento».
Dunque, non ha attaccato la polizia e soprattutto, come ripete spesso, non è il capo dell’opposizione.
« Basta, questione chiusa. Del resto la linea era ben chiara dopo il comunicato, confezionato mercoledì a tarda sera, asciutto e pesato parola per parola: un messaggio che aveva un doppio destinatario. La Meloni, certo, che solo un’ora prima aveva detto quanto fosse «pericoloso far mancare il sostegno» alla ps, facendo così supporre a qualcuno che ce l’avesse con Sergio Mattarella. Ma l’avviso era diretto a quanti a sinistra l’avevano già strattonato per il completo grigio e arruolato come l’anti-Giorgia. No, nessun contrasto con Palazzo Chigi, sono solo «fantasie».
E insomma, il presidente, da sempre attento a restare nel suo ambito, non ha alcuna intenzione di interferire nel dibattito politico. Chi cerca di coinvolgerlo in polemiche e giochetti ha sbagliato indirizzo. Parlando dei fatti di Firenze e Pisa, si sottolinea, il capo dello Stato ha soltanto ricordato la necessità di saper calibrare l’ordine pubblico con la libertà garantita dalla Costituzione di poter manifestare le proprie idee. E, tanto per farsi capire meglio, ha aggiunto che «la violenza non è mai giustificata».
Visto quindi dalla prospettiva del Quirinale, il caso si è sgonfiato come un soufflé. In mattinata la visita a Caserta, per l’apertura dell’anno vanvitelliano, sosta alla chiesa di San Francesco di Paola, l’omaggio alle spoglie dell’architetto, cerimonia alla Reggia, sorrisi, flash, applausi, bambini cantanti, vescovi, sindaci, Inno di Mameli, lapidi, bandiere, una mozzarella di bufala tricolore da tre chili in regalo.
Nel pomeriggio il ritorno a Roma e una riunione informale con i consiglieri per fare il punto della situazione. La posizione non è cambiata. Le perplessità sulla gestione dei cortei in Toscana resta immutata, «l’autorevolezza non si misura con i manganelli». Questo non significa attaccare la polizia, tanto è vero che già l’altro giorno, nel loro colloquio, il ministro Piantedosi si era dichiarato completamente d’accordo con le parole di Mattarella. Poi la dichiarazione della premier sul pericolo che si corre a togliere «il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra» ha acceso gli animi. Quel riferimento alle «istituzioni» alludeva al Colle? Dubbi spazzati via con la nota del Quirinale dopo l’assalto degli anarchici a una volante per liberare un migrante, fermato mentre imbrattava un sottopassaggio con scritte contro la ps. «Il presidente della Repubblica ha chiamato il capo della polizia per essere informato di quanto avvenuto e per esprimere solidarietà agli agenti aggrediti a Torino, ribadendo fiducia e vicinanza nei confronti delle forze dell’ordine. E subito dopo ha sentito il ministro dell’Interno».

E alla Camera nella sua informativa Piantedosi ha spento gli ultimi fuochi ringraziando Mattarella per le sue parole.

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