da Roma
Romano Prodi deve riconquistare le donne. Lha capito dopo che dal fronte femminile gli sono arrivare pesanti accuse anche allinterno della sua coalizione per aver disatteso le promesse. E così ha deciso di corteggiarle dal Senato anche il giorno del voto di fiducia a un governo dove, delle sei ministre scelte, solo una per il momento ha il portafoglio. «Riproporremo in Parlamento le quote rosa - ha annunciato Prodi - altrimenti il problema non si risolve. Mi rendo conto che non è sufficiente, mi impegno per le quote rosa». La colpa del suo governo rosa pallido è dei partiti, ha comunque chiarito il presidente del consiglio: «Non dico assolutamente una bugia: i partiti non mi hanno proposto un numero di donne da poter arrivare ad otto». Potevano essere sette, ma una ha perso il posto per giochi di poltrone: «L'ho dovuta sacrificare per gli equilibri che si devono trovare nell'ambito del governo. Non dimenticate che le donne erano due nel governo precedente, adesso sono sei. Ne volevo otto ma a sei ci sono arrivato. Ho dato il segno che ho potuto dare».
Se il numero di ministre nel nuovo governo dipendeva dai partiti, il provvedimento sulle quote rosa è affidato al parlamento, ha delegato Prodi in aula: «La situazione è matura e questa è una decisione che non spetta al governo, ma spetta al Parlamento. Occorre un passo obbligatorio perché il Paese prenda abitudini diverse e si adegui alle soluzioni adottate in tutti i Paesi europei. Lho detto mille volte, ma il parlamento non lha voluto fare».
In questo momento il neopremier «dovrebbe avere il buon gusto di tacere», lo ha attaccato la madrina delle quote Rosa, la deputata di Forza Italia e ex ministro delle Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo. Prodi, sottolinea, «ha mortificato le donne nella composizione del suo governo. Aveva promesso il 33% delle quote rosa e ha mantenuto solo il 24%. Aveva promesso peso e ruolo e ha nominato solo una donna fra i ministri con portafoglio, il 5%». Alle donne sono stati attribuiti «strapuntini governativi costruiti nel corso di una notte, con competenze vaghe. Prodi ha fallito e oggi non può dire che si poteva fare di più». Le donne della Cisl parlano di «una strada ancora lunga» per creare la vera uguaglianza tra uomini e donne in politica e chiedono che «uno dei primi atti del nuovo Parlamento sia di dare la piena attuazione dell'articolo 51 della Costituzione. Auspichiamo un patto trasversale».
Andando a rileggere le dichiarazioni di alcuni mesi fa, in effetti, erano state le stesse donne del centrosinistra ad alzare la posta. La ministra delle Pari Opportunità appena eletta, Barbara Pollastrini, si era rivolta a Prodi dal congresso ds per dirgli: «Romano, dichiara che il tuo governo sarà per il 50% di donne».
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