Direttore, come si sta nel lazzaretto degli appestati? «Preferirei stazionare altrove, senza rinunciare al carattere riflessivo che mi accompagna dall’adolescenza».
Vuole un elmetto in prestito? Qui al Giornale ne abbiamo molti. «No, grazie. Il mio problema- il problema dei “moderati senza elmetto” - nasce proprio dal fatto di essere trattati come se lo indossassimo. Non contano i toni, ma la sostanza. Se non stai a sinistra, se racconti con scrupolo le posizioni di Fini senza farne il ritratto di un traditore, ma nemmeno quello dell’eroe della nuova resistenza al dittatore di Arcore, vieni collocato automaticamente tra i servi di Berlusconi. Non è giusto e nemmeno gradevole».
I Piero Ricca si moltiplicano: c’è un clima da fine Impero, come al termine della Prima Repubblica?
«Temo di sì. Avverto quell’aria. Nel ’77 ero già un volto televisivo abbastanza noto, ma non ebbi alcun problema ad attraversare a Bologna il corteo degli Autonomi. Ed erano anni terribili. Mi immalinconisce l’idea che l’11 dicembre a Roma, durante la mobilitazione del Pd - nonostante l’estrema correttezza dei dirigenti di quel partito qualcuno mi suggerisca di starmene a casa. Perché magari qualche compagno della base... Io me ne andrò in giro tranquillamente, ma vorrei che certi sintomi non fossero sottovalutati. Perché quando i moderati sbottano possono esserci conseguenze imprevedibili. Giusto trent’anni fa la “marcia dei quarantamila” a Torino azzerò in tre ore la politica industriale del Pci e del sindacato».
La politica ha una sua responsabilità? Forse tutti, anche i moderati, hanno alzato troppo la voce?
«La politica urlata fa vincere la pancia sul cervello, come talvolta è accaduto e accade allo stesso Berlusconi. Il Giornale e Libero sono fatti da eccellenti professionisti. Ma mentre è sorprendente che nessun grande giornale abbia fatto un’inchiesta tempestiva e approfondita sulla “casa di Montecarlo”, è pazzesco che voi per due mesi interi abbiate sparato la prima pagina contro la famiglia Tulliani. E siete sicuri che la “caccia al traditore” di questi giorni aiuti il Cavaliere a trovare voti per il 14 dicembre»?
Ha scritto al Corsera puntando il dito contro «l’intelligencija ora allargata al ceto medio riflessivo». Di chi parla?
«Di quella vastissima platea di persone di ogni ceto da studenti a intellettuali che non accetta di ragionare, non conosce il chiaroscuro. Sia in trasmissione che nei miei libri ho tratteggiato pregi e difetti del Cavaliere, come di altri politici. Fui il primo nel ’94 a fargli domande sul conflitto di interessi. Ma se non consideri Berlusconi un malfattore, sei un suo servo. Ora io credo di non dovere nulla al Cavaliere (Casini sostiene che è lui, semmai, a essere in debito con me). Ma sono convinto che se lui non fosse sceso in campo diciassette anni fa avremmo avuto un’Italia meno libera».
Ma la Rai non era controllata dal Cavaliere?
«Come è noto, per i meccanismi stessi della legge è la maggioranza parlamentare pro tempore ad avere influenza sulla Rai. Il problema di Berlusconi è che è anche azionista di maggioranza del nostro principale concorrente. Dunque, la sinistra avrebbe dovuto essere pesantemente colpita senza potersi rifugiare a Mediaset. Eppure, come ho scritto al Corriere , mai nella storia della Rai le trasmissioni di sinistra hanno avuto spazi e collocazioni orarie prestigiose come gli attuali. Un bel dittatore, non c’è che dire...»
I direttori e gli editorialisti di centrodestra sono sempre ospiti delle trasmissioni di centrosinistra, lei perché non invita i direttori e gli editorialisti delle testate di centrosinistra?
«Sono invitati regolarmente. Ma da anni nel gruppo Repubblica - L’Espresso c’è una conventio ad excludendum di
Porta a porta. E la direttrice dell’ Unità , ospite fissa di altre trasmissioni, ha sempre cortesemente respinto i nostri inviti. Siamo o no il lazzaretto? ».
In Rai tutti urlano alla Resistenza, prima Santoro, poi Saviano. Ora scopriamo che invece il vero Resistente è lei?
«Non sprecherei per le nostre povere cose termini impegnativi come Resistenza. Ma visto che ci siamo, io resisto semmai allo sgradevole clima esterno alla Rai. All’interno sono semplicemente frustrato perché ogni discorso per migliorare, con prudenza, gli approfondimenti moderati da almeno un anno e mezzo non ha seguito, nonostante assicurazioni aziendali in senso contrario».
Michele Serra le risponde su Repubblica che ha ragione a indignarsi per gli insulti, ma non tiene conto del fatto che le trasmissioni di sinistra hanno l’azienda, filogovernativa, contro. Per esempio Mazzetti lamenta una reprimenda per aver sforato di due minuti.
«Serra segnala un paradosso. Tutte le vane minacce di azzeramento o di ridimensionamento di Santoro, Fazio, Dandini sono stati dei formidabili spot promozionali per le loro trasmissioni che non sono state scalfite. Per quanto riguarda Mazzetti, la storia dei due minuti è una bufala. Questo dirigente scrive da anni decine di articoli contro la sua azienda. Come ha notato Aldo Grasso sul Corriere della Sera , negli Stati Uniti sarebbe stato licenziato da un pezzo ».
Forse la deriva è creare il caso a tutti i costi per far parlare di sé?
«È una magnifica strategia promozionale».
Vanno di moda gli elenchi. Chi sono i moderati oggi in tv?
«Non mi piacciono le liste di qualunque genere. Diciamo che i moderati in Rai sono una minoranza silenziosa».
Minzolini, già sotto attacco non solo per la linea editoriale, è finito nel mirino anche per le spese...
«Ha replicato che dimostrerà la regolarità di ogni spesa e che ha risparmiato sul budget della testata. La verità è che Minzolini è un direttore scomodo e c’è sempre un pretesto per attaccarlo».
Sgarbi vuol fare il Santoro di destra, lei che ne pensa? Ha senso o contribuirà a rendere il clima ancora più velenoso?
«Non ho la più pallida idea della trasmissione che ha in mente. Parlerà delle bellezze e delle virtù dell’Italia o userà il bazooka contro gli avversari politici?».
Lei che ha vissuto in prima fila anche la Prima Repubblica: si stava meglio quando si stava peggio?
«Dipende dai periodi. Dopo la riforma del ’76 avemmo la migliore e più libera informazione di sempre. Non rimpiango gli ultimi due decenni della Prima Repubblica. Impensabile fare i confronti televisivi di oggi».
E come giudica questa crisi di governo?
«La più indecifrabile della storia repubblicana. Fiducia o sfiducia? A proposito: a voi del Giornale non viene in mente qualche volta di fare, al contrario, la politica di Santoro che quando esagera fa un servizio al Cavaliere?».
Sta già pensando agli speciali per le elezioni anticipate?
«Ma se non so nemmeno quel che trasmetterò la settimana prossima...».
Dice Casini: meglio la stagione di Andreotti e Moro che quella di Prodi e Berlusconi.
Lei che li ha analizzati nel suo ultimo libro, «Il cuore e la spada», che ne pensa?
«Moro e Andreotti si detestavano come Berlusconi e Fini. Ma non lo dicevano in pubblico. Anzi, abbracci e baci. Ah, quant’era virtuosa l’ipocrisia democristiana...»
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