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La rabbia dei parenti del subacqueo ucciso: «Trovateli» L’appello della Guardia Costiera: «Chi sa, deve parlare»

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(...) ha aggiunto il numero di cellulare, nella speranza che un testimone o la stessa persona che era alla guida dell’imbarcazione si facciano avanti. E qualcuno - il proprietario di uno stabilimento balneare della zona dove Stefano Ferri è stato trovato morto - lo ha già chiamato per far presente che molti bagni hanno le webcam puntate sul mare e che qualche traccia del passaggio delle barche nel pomeriggio di martedì potrebbe essere rimasto nei computer. «Ora farò il giro degli stabilimenti», afferma Ceccantini che sottolinea di «avere fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine e nella giustizia», ma spera che sia il pilota dell’imbarcazione a costituirsi «in quel caso sono pronto a stringergli la mano». «Chi ha colpito Stefano non può non essersi accorto», prosegue il cognato della vittima che parla di «pirata del mare» e di «omissione di soccorso». Ma non si trova il pallone di segnalazione e non è stato trovato addosso al cadavere alcun moschettone, né la corda tranciata. Impossibile fare un’unica ipotesi: Stefano potrebbe essersi immerso prima dei 200 metri, in un punto dove le imbarcazioni non possono passare, ma la boa potrebbe invece essere finita da qualche altra parte. Oppure lui per una volta ne ha fatto a meno.

La guardia costiera di Genova invita chi sa qualcosa a parlare: gli uffici sono in via Magazzini Generali 4, il fax è 010/261064 – 010/2777386. L’indirizzo di posta elettronica mrsc@cpgenova.it o genova@guardiacostiera.it

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