«Patacca propagandistica, opera apologetica con una lettura assolutoria e piena di errori»: mentre ieri sera su Raiuno andava in onda la seconda e ultima puntata di Sotto il cielo di Roma, si faceva sentire la voce del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che bollava così, in unintervista al mensile ebraico Shalom, la fiction prodotta dalla Lux Vide di Ettore Bernabei.
Di Segni, che tra laltro è stato un importante collaboratore della Lux rappresentando la religione ebraica nel comitato di esperti religiosi che diede vita al kolossal della Bibbia, si dispiace dello strappo e dice: «La Bibbia rispettava le varie sensibilità, lo sceneggiato di oggi è invece a senso unico, con laggravante di una impostazione storica carente, piena di errori e imprecisioni, con scelte politiche gravi, come ad esempio la rimozione delle responsabilità fasciste».
Il presidente della Lux Bernabei ha risposto che qualche reazione era nel conto perché «non potevamo mica essere solidali e plaudenti». E replica: «Non è assolutamente una fiction a senso unico. Abbiamo agito nel rispetto delle vittime, della popolazione ebraica mostrando nel film che si svolge su due piani paralleli quello che accadde nel Vaticano e dentro il Ghetto. Tutti quelli che ci hanno lavorato, hanno pensato, pur senza avere tra le mani un documentario ma una fiction, a ricostruire osservando la verità storica come emerge dai documenti che si conoscono ad oggi. Il Papa voleva salvare Roma dal rischio di una guerra guerreggiata in città e ci riuscì». Che il tema della produzione Lux Vide dei Bernabei fosse più delicato non cerano dubbi.
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