«Raccontami» nuova serie: com’eravamo alla vigilia del ’68

da Roma

Da un dolce «altroieri», intriso di affettuosa nostalgia, a uno «ieri» agrodolce, con una punta d'inquietudine. Passa dagli anni ’60-63, quelli dell'ottimismo della ricostruzione, ai ’64-66, già travagliati dai primi mutamenti sociali, Raccontami capitolo II. Niente di drammatico, intendiamoci: il seguito del grande successo della scorsa stagione di Raiuno (presentato ieri al Roma Fiction Fest, in anteprima rispetto alla messa in onda autunnale) non abbandona il calore da commedia familiare che già ne ha decretato la popolarità. «Perché - come nota il capostruttura Claudia Aloisi - il suo segno continua a essere leggero e ironico. Certo: nel frattempo i tempi sono cambiati. Rispetto ai primi Anni ’60 i modelli di vita si sono ampliati, le ambizioni sociali sono aumentate, e non possono non aver influenzato i rapporti interni della famiglia Ferrucci. Ma restano sullo sfondo di quella che, comunque, mantiene tutti i toni lievi di una commedia».
Ricordare con sentimento. Questo il segreto del successo della serie che, diretta ancora da Riccardo Donna e Tiziana Aristarco (sulla traccia del format spagnolo Cuentame), riprende il filo della storia della famigliola romana capitanata da Massimo Ghini e Lunetta Savino. «Stavolta il piccolo protagonista Edoardo Natoli, nato insieme alla tv nel 1954, ricorda gli anni in cui appaiono i primi capelloni - racconta Ghini -, in cui le ragazze indossano le prime minigonne e le chitarre elettriche cominciano a diventare oggetti di culto». Sotto la pressione del mutamento dei costumi, però, la famiglia Ferrucci sembra vacillare. I figli contestano i genitori; ma mentre Elena (la Savino) cerca di capire le loro mutate esigenze, Luciano (Ghini) rimane legato ai principi rigorosi che l'hanno sostenuto dal dopoguerra in poi. «Si tratta però solo di nuvole passeggere. Come dice una canzone dei Rokes, proprio di quegli anni: “È la pioggia che va, e ritorna il sereno...”».
Oltre alla qualità del prodotto («I commenti della gente qualunque dimostrano che Raccontami non è parsa una cartolina ingiallita - spiega Ghini - ma l'immagine di un passato nella quale tutti si sono riconosciuti») se ne sottolinea l'impegno economico: «La nuova serie è costata 14 milioni e 700.000 euro - calcola Mario Mauri, della produttrice Paypermoon - e non abbiamo esitato a sforare dal budget iniziale, pur di garantirne la qualità». Cui pare si sia giunti non senza problemi: «Con le riprese abbiamo dovuto correre: quattro settimane di riprese per ogni puntata - lamenta la regista Tiziana Aristarco -. E, considerato che il risultato finale è proporzionato al tempo che gli si dedica, siamo stati veramente bravi». «Inoltre la sceneggiatura era difficilissima da realizzare, proprio perché non teneva conto del tempo che avevamo a disposizione - fa eco l'altro regista, Riccardo Donna -. Ma ormai il nostro team è così affiatato, i nostri attori sono talmente entrati nei loro ruoli, che girare il terzo capitolo, il Raccontami che andrà dal ’67 al ’70, sarà un gioco da ragazzi».
Soddisfatto della fatica fatta, Massimo Ghini non si lascia sfuggire però una coda polemica: «Nei confronti della fiction c'è ancora molta prevenzione, molto pregiudizio - considera, alludendo evidentemente alle critiche del regista Marco Tullio Giordana, che aveva giudicato modesta la qualità artistica delle fiction italiane -. Ma in questo settore televisivo lavora il 60/70% degli attori e degli autori cinematografici italiani.

E ora il Roma Fiction Fest ne riconosce apertamente il valore artistico e produttivo. Il nostro cinema produce tanti bei film; ma anche tanta mondezza. Chi non viene a questo festival lo fa perché teme di annoiarsi? Pazienza: ce ne faremo una ragione».

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