Rispetto allo scorso anno è raddoppiata la percentuale delle famiglie che hanno fatto ricorso a un prestito personale. Secondo il 20° Rapporto Italia di Eurispes, infatti, se nel 2007 erano il 5% le famiglie che avevano usufruito di questo tipo di credito, questanno la quota si è innalzata al 10% mentre sono il 26,1% i nuclei familiari che, per far fronte alle esigenze quotidiane, devono mettere mano ai propri risparmi. Il dato va inserito nel quadro complessivo che mostra un aumento del debito familiare complessivo in aumento del 9,9% nel primo semestre 2007.
Unulteriore dimostrazione di come le famiglie italiane (pur se in misura molto minore rispetto ad altri Paesi europei) fanno ricorso al finanziamento. La quota più elevata del debito familiare è costituita dai mutui-casa (poco più della metà del debito complessivo), seguono il credito al consumo e i prestiti concessi per altri motivi, tra cui i prestiti personali, questi ultimi erogati dalle banche per circa 141 miliardi, importo in crescita del 6,3% rispetto al 2006. Ma se in altri Paesi il ricorso al credito concorre allo sviluppo del mercato finanziario (ed è quindi visto come indice di dinamicità economica, poiché contribuisce ad accrescere i consumi), in Italia - Paese tradizionalmente propenso al risparmio - il fenomeno è da ascriversi alla perdita del potere dacquisto e, quindi, a un bisogno nato per mantenere il livello di vita acquisito negli anni passati, rapidamente divenuto una fonte di integrazione del reddito.
In questo scenario le banche, come le società finanziarie, hanno il compito di mixare una domanda sempre maggiore ed esigente con un mercato del credito che vive una «crisi di liquidità» ed è pertanto spesso difficile destreggiarsi tra offerte di tassi allapparenza sempre più convenienti, mini-rate, flessibilità di rimborso.
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