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Ragazza-bomba, 7 morti in Irak Zarqawi: è una nostra martire

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Fausto Biloslavo

Una ragazza kamikaze ha seminato morte e terrore davanti ad una base americana in Irak. Per la prima volta, dalla caduta di Saddam, è una donna a farsi saltare in aria in nome della guerra santa. L’azione suicida è avvenuta ieri mattina a Tal Afar, una cittadina settentrionale teatro di un’offensiva di americani e iracheni contro le roccheforti degli insorti. La kamikaze era coperta dalla testa ai piedi dal velo nero islamico sotto il quale nascondeva una cintura imbottita di esplosivo. Si è fatta esplodere all’esterno di una base Usa, in mezzo a una fila di iracheni. L’attentato ha provocato 7 morti, fra cui la terrorista e almeno 37 feriti.
In un primo momento era parso che la donna si fosse saltare in aria davanti a un centro di reclutamento dell’esercito iracheno. La polizia aveva confermato la notizia spiegando che il centro aveva appena riaperto dopo l’offensiva delle scorse settimane contro gli insorti. La stessa Al Qaida irachena, che ha rivendicato l’azione, sostiene che le vittime sono giovani aspiranti reclute, bollate come «apostati». L’obiettivo è stato invece un altro. E lo hanno comunicato gli americani, annunciando che l’attentato è stato compiuto all’ingresso di un altro ufficio, quello nel quale gli iracheni presentano le richieste di risarcimento per i danni subiti durante le azioni militari Usa.
«O Allah, accetta la nostra sorella tra i martiri», è l’invocazione con cui si conclude la rivendicazione diffusa su Internet dal braccio iracheno di Al Qaida. «Una nobile sorella - si legge nella nota - della brigata suicida Al Baraa Bin Malik ha compiuto questa mattina (ieri per chi legge nda) un eroico attacco per vendicare sia noi sia il suo onore contro un gruppo di volontari apostati presso il centro di reclutamento di Tal Afar». La formazione della brigata suicida Al Baraa Bin Malik era stata annunciata da Abu Musab Al Zarqawi, il capo di Al Qaida in Irak, nel giugno scorso. Il terrorista-tagliagole aveva sottolineato che la nuova unità era formata esclusivamente da aspiranti kamikaze di nazionalità irachena.
Fino ad oggi i terroristi suicidi in Irak erano in gran parte sauditi o nord-africani. Il capo della brigata utilizza il nome di battaglia Abu Dujana Al Ansari, riferendosi al compagno di lotte del profeta Maometto.
In Irak, solo nell’aprile del 2003, durante l’attacco alleato poco prima della caduta di Saddam, era stato registrato un attacco suicida al femminile contro un posto di blocco Usa. Negli ultimi mesi lo stesso Al Zarqawi aveva fatto appello alle donne affinché si unissero alla guerra santa: «Lancio un appello alle donne della nazione islamica in generale e a quelle irachene in particolare. Dove siete voi in questo Jihad? Non vedete che gli uomini cavalcano i cavalli e imbracciano le armi?».
Ieri è stato perpetrato anche un altro attentato suicida a Baquba, una delle città «calde» del triangolo sunnita: è morto un civile e otto poliziotti sono rimasti feriti. Nella cittadina di Taji, poco a nord della capitale, sono stati trovati i cadaveri di sei iracheni, bendati e con le mani legate dietro la schiena. Una vera e propria esecuzione con un colpo di pistola alla testa, come nel caso di altri sei iracheni sequestrati in un distretto di Bagdad e ritrovati ieri in un obitorio della capitale.


Due soldati americani sono stati uccisi da un’autobomba vicino al confine con il Kuwait e a Najaf un’esplosione nella casa di un collaboratore di al Sadr ha causato la morte di sei bambini.

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