Ragazzo morto, si cerca la risposta nei fondali

da Olbia

Rimane un mistero la morte del 15enne deceduto in Sardegna domenica pomeriggio: in particolare, è ancora da chiarire come sia avvenuta la lacerazione che ha causato l’emorragia letale. Per questo, è stato disposto un approfondimento degli esami da parte del medico legale, mentre i sub dei carabinieri saranno impegnati in ulteriori immersioni per perlustrare il fondale profondo sette metri dove è avvenuto l’incidente.
È quanto hanno deciso gli inquirenti per cercare di far luce su che cosa abbia provocato la morte del giovane rugbista genovese Michele Arnulfo, di 15 anni. Come ha stabilito Salvatore Lorenzoni, il medico che ha eseguito l’autopsia, il ragazzo è morto perché un oggetto cilindrico e a punta gli ha reciso l’arteria iliaca.
Ora il medico legale ha deciso però di approfondire gli esami sulla ferita, per accertare l’eventuale presenza di tracce di tipo fisico o biologico. Secondo Antonio Di Natale, responsabile scientifico dell’Acquario di Genova, solo un riscontro in questa direzione potrebbe avvalorare l’ipotesi - su cui peraltro l’esperto è molto scettico - dell’azione di un organismo marino, come appunto una Partinaca, una particolare specie di razza che in quel tratto di mare può arrivare a pesare fino a 200 chili.
Il particolare sul quale si concentra l’attenzione degli esperti riguarda l’interno della ferita, che presenta una serie di lacerazioni dei tessuti che sembrano proprio prodotte da una forma di aculeo con spine, circostanza che ha subito fatto pensare all’attacco di una razza. Anche se resta inspiegabile come mai il ragazzo una volta riemerso dall’acqua, e prima di sentirsi male, abbia tranquilizzato i familiari a proposito della piccola ferita, senza fare alcun cenno all’eventuale aggressione da parte di una Partinaca.


In attesa degli esami tossicologici, il procuratore Valerio Cicalò ha disposto una serie di nuovi controlli lungo il fondale della Costa Smeralda dove è avvenuta la tragedia: le perlustrazioni saranno eseguite dai sub dei Carabinieri, alla ricerca di un oggetto o di un’arma da taglio (cilindrica e a punta) che possa avere inferto la piccola ferita risultata poi mortale.

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