da Roma
C’è un motivo perché Tommaso Padoa-Schioppa non ha preso la parola durante il vertice con le parti sociali a Palazzo Chigi. Ed è racchiuso in un appunto che nei giorni scorsi gli è arrivato dalla Ragioneria generale dello Stato.
Già da tempo si vociferava, nei corridoi dei ministeri, di eliminare lo scalone previdenziale, e di compensare i mancati risparmi grazie alle risorse che si possono generare dalla fusione degli enti previdenziali. Così, proprio sull’argomento, gli uomini di Mario Canzio hanno inviato al ministro un documento nel quale esprimono «serie perplessità» su un’operazione del genere. Che, vale la pena di ricordare, era stata già tentata durante il dibattito sulla Finanziaria, e bocciata a suo tempo.
Nell’appunto riservato «al Signor Ministro», la Ragioneria generale dello Stato osserva che la «qualità» dei risparmi ottenibili dall’operazione non può agire sui saldi contabili ottenibili dalla riforma Maroni-Tremonti e già compresi negli andamenti tendenziali della finanza pubblica dei prossimi vent’anni. In quanto la fusione dei tre enti previdenziali - viene sempre spiegato nell’appunto ricevuto da Padoa-Schioppa - non produce risparmi; ma aumenti di costi.
In più, l’accusa di fondo mossa dalla Ragioneria all’intera operazione, è di natura etico-contabile. Non si può bruciare patrimonio per compensare mancati flussi di risparmio. La formula può sembrare criptica, in realtà non lo è.
Lo scalone previdenziale della Maroni-Tremonti prevedeva a regime consistenti risparmi di spesa pensionistica. Quindi, permetteva un ridotto flusso di spesa pubblica. Quel flusso di risparmio ora viene compensato - con la soluzione prospettata da Damiano - dalla fusione dei tre enti previdenziali. Ma la fusione in sé, non genera risparmi. Le risorse necessarie per compensare i mancati risparmi vengono dal patrimonio dell’Inail (circa 3 miliardi). Da qui, la critica della Ragioneria: non si può bruciare patrimonio per frenare flussi di risparmio.
Già durante il dibattito sulla legge finanziaria, il governo (alla ricerca di risorse) aveva provato ad introdurre una norma che prevedeva la fusione fra i tre enti previdenziali; e la stessa maggioranza la bocciò. Ora, di fronte al problema legato al dibattito politico sulle pensioni, lo stesso argomento torna a galla. E con esso una nota della Ragioneria che lo boccia.
Fra l’altro, alla base delle considerazioni degli uomini di Canzio c’è anche la circostanza (non secondaria) che i sistemi informatici dei tre enti previdenziali non «dialogano» fra loro. L’Inpdap non si interfaccia con quello dell’Inps.
Eccezion fatta per le risorse che verranno liberate con l’acquisizione del patrimonio Inail. Ma in tal caso: si brucia patrimonio per fronteggiare un problema di cassa.
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