
Dopo le tappe di Milano e Roma, oggi il ciclo di incontri Luxury Food Talk, ideato dalla giornalista e docente universitaria Annalisa Cavaleri, arriva in Sardegna, al 7Pines Resort di Baja Sardinia. L’appuntamento mette al centro una domanda che da anni attraversa il mondo della ristorazione e dell’hôtellerie: cosa significa davvero “lusso” a tavola?
L’idea prende spunto dal volume di Cavaleri Luxury Food. Le parole chiave per strategie vincenti nell’enogastronomia di lusso (FrancoAngeli), che ha cercato di spostare l’attenzione dal prezzo all’esperienza. “Parlando con i miei studenti – spiega Cavaleri – mi sono accorta che per molti giovani lusso significa un conto salato e ingredienti esotici. In realtà, nell’ospitalità e in cucina, lusso dovrebbe voler dire accoglienza, etica, cura dell’ospite e uso di materie prime semplici e locali”.
Il modello è quello di una cucina capace di trasformare prodotti quotidiani in piatti simbolici. L’esempio ricorrente è la cipolla caramellata di Davide Oldani: un ingrediente povero, reinterpretato come icona di alta cucina e messaggio contro lo spreco. Per Cavaleri il vero nodo è linguistico: “Nel settore food il termine lusso è stato spesso ridotto a sinonimo di costo elevato, mentre in altri campi – moda, automotive – la riflessione è stata più approfondita”. Da qui la scelta di organizzare incontri che coinvolgano chef, produttori e operatori dell’ospitalità in un confronto collettivo.
Alle precedenti edizioni hanno partecipato nomi noti della cucina italiana: dai fratelli Cerea di Da Vittorio a Brusaporto a Norbert Niederkofler di Atelier Moessmer a Brunico, da Riccardo Monco di Enoteca Pinchiorri a Firenze a Franco Pepe di pepe in Grani a Caiazzo, fino a Ernst Knam, pasticciere di stanza a Milano, e Lara Gilmore, moglie di Massimo Bottura. Figure che, ciascuna nel proprio ambito, hanno interpretato il lusso come attenzione al territorio, creatività o sostenibilità.
La tappa sarda mantiene lo stesso schema: un dibattito tra professionisti, seguito da momenti conviviali. Ospite speciale sarà ancora una volta Franco Pepe, citato nel libro di Cavaleri per la sua “Margherita sbagliata”, esempio di come un prodotto popolare possa diventare bandiera di un nuovo modo di intendere il Made in Italy.
La scelta del 7Pines Resort Sardinia non è casuale. La struttura, affiliata Hyatt, si presenta con la formula del “laid-back luxury”, cioè un lusso rilassato e informale, in controtendenza rispetto all’immagine più ostentata della Costa Smeralda. Con 75 camere, tre ristoranti, una spa e un beach club, il resort punta sulla valorizzazione della macchia mediterranea circostante e sulla collaborazione con piccoli produttori locali, guidata dallo chef Pasquale d’Ambrosio.
Il programma sardo sarà incentrato su due parole chiave: accoglienza e sostenibilità. Cavaleri insiste sull’idea che il lusso non debba suscitare invidia ma armonia, e che l’atto creativo in cucina o nell’ospitalità non sia separabile dall’etica. Una visione che, almeno nelle intenzioni, cerca di sganciarsi dalla retorica della “Costa dorata” e di riportare il discorso sulla qualità delle relazioni e dei prodotti.
Dietro le formule si intravede un obiettivo di lungo periodo: ridefinire il lessico del settore. “Quando un concetto viene svuotato – sostiene Cavaleri – è il momento giusto per ricostruirlo”. Da qui l’idea di continuare con nuove tappe in altre città italiane anche nel 2026, trasformando i Luxury Food Talk in un laboratorio itinerante.
Che questa “nuova cultura del lusso” riesca a imporsi, lo dirà il tempo.
Per ora, almeno, il dibattito prova a sottrarre la parola a un immaginario fatto solo di conti esorbitanti e champagne in spiaggia, e a restituirle un significato più vicino alla concretezza dell’ospitalità e alla creatività in cucina.