Rai, Cda in frantumi «Pronti a dimetterci»

I consiglieri Urbani e Staderini lanciano l’ultimatum al presidente. E l’autorità delle comunicazioni invita la Tv pubblica e Mediaset ad aprire i ripetitori ai concorrenti

Rai, Cda in frantumi «Pronti a dimetterci»

da Roma

Due consiglieri di amministrazione rimettono il mandato, l’Authority delle comunicazioni impone l’apertura alla concorrenza sui ripetitori, il direttore generale fa finta di nulla e continua a lavorare al solito valzer delle poltrone. Questa, in sintesi, la giornata di ieri in casa Rai.
Nel corso del cda che ha iniziato a esaminare il piano editoriale dell’azienda, ovvero la nuova strategia del direttore generale Cappon per gli avvicendamenti ai vertici di reti e testate, due consiglieri in quota centrodestra, Giuliano Urbani e Marco Staderini, hanno manifestato al presidente Petruccioli la disponibilità a fare un passo indietro rimettendo il loro mandato nelle mani del Parlamento. Le motivazioni sono state rese note nel pomeriggio con una lettera inviata al presidente della commissione di Vigilanza Rai, Mario Landolfi.
Nella missiva l’ex ministro dei Beni culturali e il suo collega hanno ricordato tanto la revoca del consigliere Petroni da parte del ministro dell’Economia Padoa-Schioppa per far posto a Fabiano Fabiani (una «clamorosa violazione» delle leggi vigenti) quanto la risoluzione approvata dalla Vigilanza la scorsa settimana con la quale si invitava Petruccioli a rassegnare le proprie dimissioni. «Sarebbe per noi assolutamente irresponsabile - hanno scritto - comportarci come se questi due atti non fossero stati compiuti e non ci riguardassero in alcun modo!». Si tratta, invece, di «un’evidentissima alterazione delle regole formali e dei presupposti politici» in base ai quali gli stessi Urbani e Staderini furono nominati.
Nessuna reazione da parte di Petruccioli, idem per Cappon. Tre consiglieri in quota centrosinistra, Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni hanno reagito. «Giochi di schieramento», «le dimissioni si danno e non si annunciano» i toni delle repliche. Anche il consigliere in quota Lega, Giovanna Bianchi Clerici, ha definito il gesto «inutile e superfluo». Di tutt’altro tenore la risposta del presidente della commissione di Vigilanza, Mario Landolfi. Per il deputato di An è stata «una lezione di stile». Certo, sarà sempre Petruccioli a dover fare il nobile gesto (al quale non sembra intenzionato). Allo stesso modo, sul caso Petroni il Tar del Lazio si pronuncerà nel merito l’ 8 novembre.
Lo scollamento della maggioranza, tuttavia, rischia di travolgere anche Viale Mazzini. «Abbiamo sfiduciato Petruccioli solo perché all’ordine del giorno non c’era la sfiducia all’intero cda», ha spiegato il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori che in Vigilanza la settimana scorsa ha votato con la Cdl. Parole alle quali ha fatto da contraltare il silenzio dei maggiorenti del Pd. «Devono dimettersi tutti: cda, presidente e direttore generale», hanno chiosato il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, e l’eurodeputato di Forza Italia, Antonio Tajani.
Non è andata meglio sul versante regolamentare. Il consiglio dell’Authority sulle comunicazioni ieri ha approvato all’unanimità un’analisi del mercato dei servizi radio-tv che impone ai due operatori dominanti Rai e Mediaset l’obbligo di consentire l’accesso ai servizi di rete ai terzi che ne facciano richiesta. In pratica, sui ripetitori delle due società potranno essere installati anche impianti della concorrenza purché i concorrenti dispongano di regolari frequenze.
Allo stato dell’arte, i potenziali beneficiari sarebbero emittenti nazionali con una copertura del segnale meno ampia come Mtv e qualche tv locale. Resta il fatto che infrastrutture pubbliche e private saranno soggette allo stesso destino della rete Telecom. Tuttavia la mediazione del presidente Calabrò ha evitato che venisse rimessa in discussione l’attuale sistemazione delle frequenze nazionali a svantaggio dei due leader di mercato. «La latitanza delle istituzioni ha permesso che si arrivasse a questa decisione che genera l’implosione del piano industriale della Rai», ha dichiarato Egidio Pedrini (Idv).


Anche su questo fronte Cappon ha taciuto. Il direttore generale è impegnato a limare il piano editoriale per sistemare tutte la caselle di Rai1, Rai2 e Rai3. Sarà sicuramente più loquace il prossimo 6 novembre quando sarà ascoltato dalla Vigilanza.

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