Politica

«La Rai deve dare 300mila euro al vice di Santoro»

Il magistrato del lavoro dà ragione a Ruotolo, «congelato» da due anni. Esulta la sinistra. Il ds Giulietti: «Dovrebbe pagare il premier». L’ex conduttore: «Pronto a tornare in tv»

da Roma

La Rai lo aveva emarginato, la Rai dovrà pagargli un risarcimento di quasi 300mila euro. Festeggiano Sandro Ruotolo, già braccio destro di Michele Santoro e la sinistra in coro, un po’ meno i contribuenti su cui ricade indirettamente il peso di questa sentenza uscita dalla sezione lavoro del tribunale di Roma. C’è chi in ufficio si imbosca, chi pagherebbe per non lavorare e chi, come Ruotolo, trascina davanti al giudice il suo datore di lavoro perché lo tiene a riposo. Questione d’orgoglio, di dignità ma anche politica perché il giornalista si riteneva vittima di un’emarginazione. Per due anni, ha sostenuto, sono stato costretto all’inattività in quanto componente dell’équipe di Michele Santoro.
E questa è la tesi che i suoi legali dello studio D’Amati hanno esposto al giudice del lavoro Loredana Miccichè. Ottenendo la più completa soddisfazione. Il magistrato ha infatti dichiarato l'azienda «inadempiente ai suoi obblighi» e l'ha condannata al risarcimento del danno in misura di euro 297.138, oltre alla rivalutazione monetaria, agli interessi e alle spese legali.
Una sentenza che, inevitabilmente, è stata accolta con scrosci d’applausi a sinistra. Giuseppe Giulietti, capogruppo ds in Vigilanza Rai e Esterino Montino, anche lui rappresentante ds in Vigilanza, parlano di decisione «clamorosa che fa seguito alle sconfitte già riportate dalla Rai nei processi che la opponevano a Michele Santoro, Oliviero Beha, Sabina Guzzanti, Federico Pirro e a tanti, tanti altri». Quindi i due esponenti diessini chiamano in causa Silvio Berlusconi rilevando come «in questo caso la Rai sarà costretta a pagare i danni a Sandro Ruotolo, per aver ciecamente obbedito all'anatema che il presidente del Consiglio pronunciò dalla Bulgaria». E già che ci sono vanno anche oltre e lanciano al provocazione: «Chi pagherà queste somme? Perché i contribuenti devono assistere a una dilapidazione del pubblico denaro? Sarebbe cosa buona e giusta che fosse proprio lo stesso premier, peraltro anche proprietario di Mediaset, a pagare i danni».
Si fa sentire Santoro, oggi europarlamentare, che considera poca cosa 300mila euro perché «impedendoci di lavorare, ci hanno inferto una ferita così profonda che nessun risarcimento economico potrà sanare». Poi avverte: «Siamo pronti a ricominciare daccapo».

Puntuale arriva anche il commento del segretario Fnsi Paolo Serventi Longhi e quello dell'Usigrai Roberto Natale, per i quali la sentenza di ieri «dovrebbe essere considerata come la pietra tombale su una gestione che, in nome di una servile subalternità a diktat esterni, ha scelto di mettere il bavaglio ad alcune sue voci e di impoverire l’offerta del servizio pubblico».

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