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Rai, Meocci eletto tra i no dell’opposizione

Il nuovo dg: «Momento delicato, capisco le difficoltà»

Rai, Meocci eletto tra i no dell’opposizione

Anna Maria Greco

da Roma
«Ti senti al settimo piano o al settimo cielo?», chiede scherzosamente ad Alfredo Meocci il ministro per le Comunicazioni, Mario Landolfi. Il settimo piano è quello «nobile», il più alto del palazzo Rai a viale Mazzini e il nuovo direttore generale vi si è appena insediato. «Non è detto che il settimo piano - risponde lui, al telefono - sia il settimo cielo!».
In effetti, l’elezione del candidato della Cdl Meocci al posto di Flavio Cattaneo, che completa il rinnovo dei vertici Rai, è stata sofferta fino all’ultimo e potrebbe esserlo anche il suo futuro. Il consiglio di amministrazione dell’azienda pubblica l’ha nominato a maggioranza, con 5 sì della Cdl, 3 no dell’opposizione e l’astensione a sorpresa del neo presidente Claudio Petruccioli. Ha deciso così, spiega poi, per la questione dell’incompatibilità dell’ex commissario per le Telecomunicazioni, che «richiede ulteriori verifiche». Il collegio dei sindaci ieri ha praticamente sbloccato la nomina, ma i consiglieri di opposizione insistono sull’incompatibilità e promettono di inviare i verbali del Cda all’Authority per le Tlc. Il rischio di ricorsi c’è, le associazioni dei consumatori li preannunciano e l’opposizione soffia sul fuoco. Anche se Petruccioli assicura la sua collaborazione al nuovo direttore generale, che è «nel pieno dei suoi poteri».
Facendo gli auguri a Meocci, Landolfi esprime perplessità sull’astensione del presidente e sugli «incomprensibili ondeggiamenti» del ministero del Tesoro. «Spiace - dice - che sul suo nome non si sia registrata quella larga convergenza che è indice di sana reattività nei confronti di fasi difficili come quelle che sta vivendo la Rai».
Lui, l’ex giornalista del Tg1, già deputato Ccd e commissario per le Telecomunicazioni fino a pochi mesi fa, non raccoglie le polemiche ma neppure nasconde che tra rose e fiori ci saranno le spine. «Farò il mio lavoro in stretto rapporto con tutto il CdA - dichiara -: ringrazio il presidente del Consiglio per la fiducia e ringrazio anche il direttore uscente Cattaneo. Sono soddisfatto dell’incarico, mi rendo conto che ci sono difficoltà perché è un momento molto delicato». Meocci, commosso per questo ritorno a viale Mazzini non da giornalista ma da primo manager, assicura di credere nel rilancio del servizio pubblico per accogliere la sfida dei concorrenti. «Stabilità e serenità» saranno le sue parole d’ordine. E la competitività? «Il servizio pubblico - risponde - è mettere insieme qualità e mercato, con grande equilibrio».
Equilibrio sembra proprio il suo motto e per il leader dell’Udc Marco Follini, che lo conosce da molti anni, lo «porterà in dote» al governo della Rai insieme all’altra sua qualità, la saggezza. «Questa nomina è un fatto molto positivo - commenta il vicecoordinatore di Fi Fabrizio Cicchitto -. Purtroppo il centrosinistra ha scatenato l’ennesima polemica». «Meocci farà bene», assicura il ministro leghista Roberto Calderoli e il portavoce di An, Andrea Ronchi. esprime «piena soddisfazione», nella certezza che sarà dato « immediato impulso al rilancio della più grande azienda culturale della nazione». Per il membro del CdA Giuliano Urbani, della maggioranza, ora bisogna lavorare «al meglio per assicurare al servizio pubblico una stagione di rinnovati successi». Ma il consigliere anziano targato Prc Sandro Curzi insiste che nel parere espresso dai sindaci c’è «la conferma di tutti i dubbi di incompatibilità» su Meocci. «La nuova Rai parte con ben evidenti addosso le impronte digitali del premier», commenta la diessina Giovanna Melandri, della commissione Vigilanza Rai. Paolo Gentiloni, capogruppo della Margherita nello stesso organismo, parla di nomina «provvisoria, incerta».

E per il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio è addirittura «balneare».

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