Emanuela Ronzitti
da Roma
Proseguono i colpi di scena per la nomina del presidente Rai. Lultimo è arrivato ieri pomeriggio quando il premier Berlusconi ha escluso categoricamente la ventilata candidatura proposta dallopposizione, ovvero quella del presidente della Commissione vigilanza Rai, Claudio Petruccioli. Colpito nellorgoglio, la reazione di Petruccioli non si è fatta attendere, soprattutto dopo che il suo nome, nei giorni scorsi, era schizzato in cima alla lista dei favoriti per la presidenza della Rai. Una corsa, bruciata dal nome di Andrea Monorchio, caldeggiato invece dal ministero dellEconomia. «Prendo atto delle parole del premier», ribatte Petruccioli sostenendo di non essere lui il candidato dellopposizione: «Osservo che quanto detto da Berlusconi è un pretesto perché lopposizione non mi ha candidato, ma ha detto che se fossi stato proposto mi avrebbe appoggiato». Una precisazione attenta e puntuale che ha così messo a tacere tutti i rumors sulla possibilità della sua candidatura da parte dellUnione. Quanto successo sembra ufficializzare ciò che negli ambienti politici, sia del centrodestra che del centrosinistra, si va mormorando da diversi giorni: Berlusconi ha avocato a sé la vicenda Rai.
Il premier è molto preoccupato del futuro assetto di viale Mazzini se sulla poltrona di presidente si siederà una persona sbilanciata a sinistra. Il centrodestra può contare su cinque, degli attuali otto consiglieri in carica. Il centrosinistra solo su tre. Ma in consiglio siede Marco Staderini dellUdc. Un consigliere molto vicino al presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ma di cui Berlusconi ripete di non fidarsi. Da qui la situazione di stallo nella nomina del presidente. Resta in dubbio che «il Cda della Rai non possa essere considerato compiuto fino a quando non sia insidiato un presidente che abbia i voti dei due terzi dei componenti di questa Commissione», ha ribadito Petruccioli. Ma in realtà la falla dellingranaggio è altrove «nella forza della clausola di garanzia». Ma il meccanismo rischia di incepparsi.
Se il presidente nominato da Siniscalco non riesce a raccogliere il consenso del Cda, si discute sulla possibilità di far rimanere il candidato bocciato nel consiglio di amministrazione. Ipotesi, che se fosse applicata, avallerebbe la strategia degli ottantenni seguita dal premier dopo la bocciatura di Monorchio. Ciò spiegherebbe il susseguirsi di candidature di personaggi più anziani di Sandro Curzi, presidente ad interim per anzianità.
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