Rai, dopo le nomine parte l’assalto ai Tg

S’insediano i sette consiglieri indicati dai partiti e si aprono i giochi sui direttori. Ancora scintille tra Fini e Schifani

C’è il nuovo Cda Rai,manca solo il presidente indicato da Mon­ti, cioè Anna Maria Tarantola, che dovrà essere votata a maggioranza di due terzi dalla Vigilanza Rai nei prossimigiorni. Deisetteconsiglie­ri nominati dai partiti ( dalla Vigilan­za), quattro sono in quota Pdl con appoggio Lega nord, tre tra Pd (Ghe­rardo Colombo, Benedetta Toba­gi) eUdc(ilriconfermatodeLauren­tiis). Ma non vuol dire che il centro­destra mantiene la maggioranza che aveva prima, perché il consi­gliere indicato dal Tesoro e designa­to dall’assemblea dei soci Rai, cioè MarcoPinto, diversamentedalpre­decessore ( il tremontiano Petroni) è un montiano puro, dunque non assimilabile all’area berlusconia­na. Le forze potrebbero insomma equivalersi, e in quel caso divente­rebbe centrale il voto del presiden­te, che in caso di parità vale doppio. Si conclude comunque l’odissea nelle nomine, col colpo di scena fi­nale del cambio in corsa dentro la Vigilanza (un senatore Pdl tolto per metterne uno di Coesione naziona­le )e dello scontro tra presidente del Senato e quello della Camera. Schifani si è difeso in aula: «La nomi­na di Viespoli ( il senatore subentra­to, ndr ) è stata legittima. Di norma le decisioni della Presidenza sono inappellabili e su di esse non si apre di regola alcun dibattito, ma chiari­sco per spirito di lealtà reciproca». Risolto questo caso, se ne apriran­no presto altri, perchè il nuovo Cda arriva in ritardo e deve decidere in gran fretta molti scelte operative, tra cui i palinsesti autunnali (ergo: pianificare i ricavi pubblicitari).

Nel centrodestra passano Verro e Rositani (entrambi riconferma­ti), l’imprenditrice Todini e poi An­tonio Pilati, ex consigliere Agcom ma anche Antitrust (Agcm).Su que­st’ultima voce si sussurra di un pos­sibile grattacapo, perché Pilati da commissario Antitrust agì contro la Rai, nella vicenda del televoto a Sanremo 2011, ed ora si ritrova nel Cda della Rai che ha fatto ricorso al Tar proprio contro l’Agcm. Si ve­drà, ci mancherebbe solo un nuovo caso Meocci in Rai. Il prossimo step, come detto, sa­rà la nomina della Tarantola, vice direttore di Bankitalia, cara a Mon­ti, che dovrebbe passare senza in­toppi. Poi toccherà al Cda Rai al completo formulare una o più pro­post­e di direttore generale all’azio­nista, che è Monti come ministro dell’Ecomomia. Lì il nome sarà quello di Luigi Gubitosi, da Bank of America, che ha già fatto filtrare il suo programma di intervento. Ta­gliare i costi strutturali dell’azien­da, riprendendo le fila del piano in­dustriale Masi (l’ex dg Rai caro a Berlusconi),a partire dall’organico strabordante in Rai: 13mila dipen­denti, 700 persone soltanto al «truc­co& parrucco». E poi valorizzare in termini economici la controllata Raiway.

Ma i nuovi consiglieri, molti dei quali a digiuno totale di manage­ment televisivo, dovranno varare al più presto i palinsesti. Sarebbe compito del direttore generale, che però si affiderà ai vicedirettori più esperti di azienda. E qui già è parti­to il braccio di ferro tra i due vice dg per la delega sui palinsesti. Da un la­to il cattolico Giancarlo Leone, vici­no all’asse Udc-Pd, dall’altro il le­ghista Marano, che avrà dalla sua i quattro consiglieri di centrodestra frutto del nuovo patto Pdl-Lega di Maroni. Seconda pratica da siste­mare, Rai Uno e Tg1. La direzione Mazza non ha dato i frutti sperati, e quindi verrà cambiata quella dire­zione, a cui guarda con grande inte­resse la dg uscente, Lorenza Lei, che potrebbe anche andare a dirige­re Rai Fiction, sponsorizzata dal­l’ex Saccà. Ancora aperta invece la lotta per la direzione del Tg1, ora af­fidata ad interim aMaccari. Difficil­mente, con questo equilibrio di for­ze in Cda, potrà andare ad un gior­nalista di centrodestra. Sarà invece un nome più centrista, gradito a Pa­lazzo Chigi e Quirinale, dominus in­visibileanche di queste operazio­ni.

I nomi che girano sono: Massi­mo Franco ( Corriere della Sera ), 
Marcello Sorgi (
 La Stampa ), Mario Orfeo ( Messaggero ). Ma potrebbe­ro esserci sorprese. 

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