Ma in Rai non cambia niente: dibattiti sospesi

RomaLa conferma ufficiale si avrà lunedì, quando si pronuncerà anche il Consiglio d’amministrazione straordinario convocato per le dodici. Ma intanto, per mettere le mani avanti, la Rai ha già definito nel dettaglio il calendario della prima settimana di tribune elettorali (tutti i giorni alle 14) e di conferenze stampa per le prossime elezioni regionali. Le quali, guarda caso, andranno in onda proprio al martedì sera su Raitre, nello spazio normalmente occupato da Ballarò, e il giovedì su Raidue in quello appannaggio di Annozero.
Lo prevede il regolamento della Commissione parlamentare di Vigilanza, fanno sapere da Viale Mazzini: le conferenze stampa delle singole liste devono occupare gli spazi dei programmi d’informazione di massimo ascolto. Per garantire uniformità di trattamento saranno moderate dal direttore di Rai Parlamento, Giuliana Del Bufalo. La seconda e ultima settimana pre-elettorale verrà programmata nei prossimi giorni. Fin qui le decisioni prese ieri nella tarda serata dai dirigenti della Tv di Stato al termine di una giornata quanto meno convulsa, a conferma che attorno alla gestione dell’informazione pre-elettorale la temperatura ha raggiunto i massimi livelli di tensione.
Lunedì il Cda Rai dovrà valutare se rimettere in onda i talk show dopo che il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di La7 e Sky e, di conseguenza, l’Agenzia per le garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) ha annullato la delibera che chiedeva anche alle emittenti commerciali di non trasmettere programmi di approfondimento politico. E mentre l’opposizione, i conduttori, da Santoro a Floris, il presidente della Vigilanza, Zavoli, e quello della Rai, Garimberti, tifano apertamente per il ritorno in onda dei talk show, in punta di diritto e palinsesti alla mano la direzione generale dell’azienda ha blindato la sua decisione: nelle ultime due settimane la comunicazione politica avviene attraverso le tribune e le conferenze stampa. «Il Parlamento è sovrano», fanno sapere dai piani alti di Viale Mazzini, e ai vertici dell’azienda non resta che «ottemperare al regolamento fissato dalla Commissione bicamerale di Vigilanza». Fine delle trasmissioni.
Non è sufficiente che il presidente proprio della Vigilanza insista a dire che «siamo alle strette e i nodi, a due settimane dalle elezioni, vanno sciolti in fretta». Zavoli auspica che la Rai ripristini i talk show «senza la presenza di politici né il ricorso a temi riconducibili all’attualità politica». Meno che mai saranno ascoltati Santoro («Con la decisione del Tar si è aperta per la prima volta una breccia nel castello di illegalità che era stato costruito con il pretesto della par condicio») e Floris («Spero che già dalla prossima settimana tornino in onda Ballarò, Annozero, Porta a Porta e Ultima parola»).
Il Cda di lunedì potrà teoricamente tornare sui propri passi, considerando il fatto che le televisioni commerciali, anche loro contrarie alla decisione dell’AgCom di sospendere i talk show, ora potranno riproporli. E quindi, per non favorire troppo la concorrenza, la Tv di Stato potrebbe scegliere la «soluzione Zavoli», riaccendendo telecamere e microfoni dei suoi programmi a patto che i vari conduttori evitino argomenti di stretta attualità politica.
Ma si tratta di una pia illusione. Sono tanti e tali i paletti alzati dalla maggioranza della Vigilanza e dalla decisione presa ieri dalla direzione generale che è quasi impensabile immaginare un’inversione di tendenza. Le valutazioni di opportunità politica e televisiva non riusciranno a sconfiggere le ragioni del diritto, figlie anche loro di altre scelte politiche. Occupati gli spazi di Ballarò e di Annozero con le conferenze stampa officiate dalla Del Bufalo, sarà più che mai difficile individuare altre serate nelle quali reintrodurre i talk show. Occorrerebbe una rivoluzione dei palinsesti. Oppure, la disponibilità dei vari Santoro e Floris a condurre i dibattiti invitando i rappresentanti di tutte le liste. Fantascienza.
Il treno delle tribune elettorali è partito.

Mancano due settimane all’apertura dei seggi e, almeno in Rai con ogni probabilità, la cancellazione dei talk show politici in ossequio alla obsoleta par condicio resterà inalterata. Con il risultato di esasperare il conflitto tra mondo politico e dell’informazione da qui fino al 29 marzo. E forse anche dopo.

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