Rai, perché pagare per Santoro? Firmate con noi per abolire il canone

L’annuncio della Santanchè: i gazebo del Movimento per l’Italia in ogni piazza. È l’ora di reagire con un atto di disobbedienza civile. Al via la raccolta di firme per restituire la Rai alla gente. Se siete d'accordo, aderiamo insieme alla campagna contro il canone Rai, scrivete a: nocanone@ilgiornale.it La polemica, Franceschini attacca: "Intimidazione". Bonaiuti replica: "Si chieda cos'è il servizio pubblico". Scajola: convocazione dei vertici Rai il 7 o l'8 ottobre. Zavoli: il governo rispetti le competenze

Rai, perché pagare per Santoro? 
Firmate con noi per abolire il canone

Basta. Ho deciso di non pagare più il canone Rai. Mi ribello alla tassa inflitta a chiunque possegga un apparecchio televisivo. C’è chi va in piazza per difendere la libertà di stampa, che nessuno minaccia (semmai qualcuno ne abusa), e io sto a casa mia fermamente intenzionato a difendere la mia - la nostra - libertà di non finanziare le bischerate di Santoro e Floris. Per quale arcano motivo devo passare del denaro agli imbonitori della sinistra che insultano coloro i quali non la pensano come loro, li diffamano e li descrivono quali nemici della democrazia? Già l’idea in sé di un abbonamento imposto ai telespettatori è assurda in un mercato basato sulla concorrenza; se poi quell’abbonamento non è legato a una scelta - come è il caso di Premium o di Sky - bensì alla sola proprietà di un televisore, non ci sto. Non ci sto perché ci sono programmi che non voglio vedere né giustificarne la messa in onda contribuendo a finanziarli. Con il canone Rai acquisti in blocco tutto un palinsesto e non ti è permesso scartare le trasmissioni odiose, riducendo il prezzo, e opzionare quelle di tuo gradimento. Ciò non va bene, è disonesto. Non compro un prodotto a scatola chiusa. E semi obbligano a farlo, protesto. Se la proposta è: o l’intero pacchetto o nulla, propendo per il nulla. Rinuncio anche a ciò che mi piace: le partite di calcio, Porta a Porta, i documentari storici. Pussavia, respingo il servizio pubblico perché pubblico non è. Desidero non essere complice di Santoro, di Fazio, Floris e Bignardi - per citarne alcuni - e reclamo il diritto a non retribuire il lavoro di chi offende emidà sui nervi.

Naturalmente il «no» all’imposta destinata a foraggiare i guru insolenti avrà dei risvolti legali. Ne sono consapevole. Non importa. Poiché nessuno mi può vietare di essere padrone di uno o più televisori, dico all’azienda lottizzata di venire nel mio alloggio e applicare i sigilli necessari a impedirmi la visione dei suoi programmi. Dei quali non solo non mi frega niente; li respingo in toto, li detesto, mi fanno ribrezzo. A qualcuno invece vanno agenio, lo so. Nulla da obiettare. Ci mancherebbe. Ma sia questo qualcuno ad aprire il portafogli per realizzarli, non io, non voi, se la pensate come me. Nemmeno un centesimo uscirà dalle mie tasche per consentire all’orchestra rossa di esibirsi.

Qualcuno ne a male suonate al chiar di luna? Prego, s’accomodi, però saldi il conto in proprio e non lo presenti a me. Sia pure limitata la ricezione sul mio «ventiquattropollici» alle emittenti private, che almeno sono gratis. Libero canone in libero mercato. Non costringetemi più a sborsare schéi per rovinarmi l’umore e la digestione. Sono pienamente d’accordo con Daniela Santanchè che dal maggio scorso predica con vigore la disubbidienza al diktat di viale Mazzini: mettetevi in regola con l’abbonamento. Che è roba d’altri tempi e andava bene quando i canali erano due o tre, e tutti gestiti dall’ente di Stato; quindi la tassa relativa al possesso del televisore aveva un senso, perché non c’erano alternative alla Rai. Della quale o eri cliente, e qualcosa ti inviava sul video, oppure lo schermo era grigio.

Ora è diverso. Non si vive di monopolio. L’offerta delle emittenti commerciali è ricca e puoi fare a meno di quella scadente dell’antenna statale. Soprattutto se questa, in cambio dei tuoi soldi, rifila polpette avvelenate. Non siamo più pronti a remunerare i vari Travaglio e Santoro. Ai quali non pretendiamo di mettere il bavaglio. Straparlino pure, ma  non lo facciano coi nostri euro.

A questo punto rompiamo gli indugi e raccogliamo le vostre firme. Più ne avremo e più forza avrà la legittima richiesta di abolire il canone. Non resteremo a bocca asciutta. Quando scaricheremo sul tavolo del governo sacchi di adesioni alla sacrosanta iniziativa, saremo ascoltati.

Stroncheremo il bullismo televisivo imperversante a nostre spese; e i bulli dovranno rassegnarsi a cambiare pulpito per i loro comizietti tossici. Coraggio, e dateci una mano a rendere serene le vostre serate in poltrona.
Vittorio Feltri

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