La Rai prende il treno e torna a Milano

Laura Rio

da Milano

Bentornata Rai a Milano. Dice il sindaco Letizia Moratti. Bentornata Rai in Lombardia, dice il presidente della Regione Roberto Formigoni. Nei due slogan (che sono soprattutto auspici) pronunciati dalle massime cariche regionali, si riassume il senso dell’operazione (molto d’immagine) presentata ieri in grande stile nel capoluogo lombardo. Tutto il vertice Rai (presidente Petruccioli, direttore generale Cappon, consigliere di area leghista Bianchi Clerici, direttore della fiction Saccà e direttore di Raidue Marano) insieme ai politici locali per dire che la Tv di Stato si è ricordata che non esiste solo Roma e che è ora di fare la pace con il Nord del Paese. In sostanza, mamma Rai vuole recuperare quel pubblico televisivo che da tempo non accende più il telecomando su Raiuno. «Milano e la Lombardia - ha spiegato Cappon - sono una vera e propria prateria aperta da conquistare». Un bacino d’utenza enorme e ricco, riserva di caccia soprattutto delle reti concorrenti (Mediaset e Sky) che la Tv di Stato vuole recuperare. E come? «Con il racconto», parola cara a Saccà. Cioè con la fiction. In sostanza, come è capitato con il movie dedicato a Papa Luciani (fortissimo share in Veneto, terra del Pontefice), ci si è accorti del fatto (in sé abbastanza ovvio) che gli spettatori guardano più volentieri le fiction ambientate nei luoghi dove vivono.
Così da lunedì comincia una nuova serie intitolata Andata e ritorno e dedicata ai pendolari di Milano, che farà da apripista per una serie di prodotti ambientati e realizzati in Lombardia. Che, per ora, sono in fase progettuale, cioè solo sulla carta. In attesa dei nuovi ciak, il direttore di Raidue, Marano, tiene a sottolineare che la sua rete ha incrementato in grande misura la produzione «nordica» (nel 2002, l’82 per cento dei prodotti giornalieri si facevano a Roma e il 12 a Milano, nel 2006 il 52 nella capitale e il 47 a Milano).
Andata e ritorno è una «instant comedy», prodotta dalla Grundy, in onda da lunedì su Raidue alle 18.50, striscia quotidiana di dieci minuti per 200 puntate. Nella prima puntata partecipa la cantante Elisa. Girata (nei capannoni di Brugherio) su un treno ispirato al Minuetto disegnato da Giugiario, è basata sui dialoghi tra i pendolari che si ritrovano tutti i giorni sulla stessa tratta dell’hinterland milanese. E dunque si parla di lavoro, amore, figli. Con l’aggiunta dell’attualità: le parti dedicate alle notizie del giorno vengono girate al mattino e mandate in onda la sera stessa. Idea originale, ma scommessa difficile. Non si colloca in un genere preciso: non è una sit-com (non fa ridere, a volte sorridere) né una soap né un reality.
Tra i progetti dell’operazione «ritorno al Nord» spiccano Ospedale centrale, 18 prime serate di taglio realistico; Rossella, un melò storico ambientato nella Lombardia del primo Novecento, che ha per protagonista una giovane donna borghese, tra figure come Anna Kuliscioff, Sibilla Aleramo e Maria Montessori.

Poi Puccini, miniserie dedicata al celebre compositore e alla Scala; Il mondo delle cose senza nome, vicenda di una donna con un figlio sordo; la miniserie storica Barbarossa e I ragazzi del muretto, quindici anni dopo il grande successo della prima fiction giovanile italiana.

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