La Rai si arrende E Celentano vince il suo Festival

La Rai si arrende E Celentano vince il suo Festival

Ma neanche un po’ di pathos. Qualche polemica in più. Almeno un’insinuazione. Niente. Tutto come previsto, roba persino burocratica e sai quant’è strano dirlo quando di mezzo c’è Celentano. Due o tre strappi, una trattativa lampo e poi accordo fatto. Ora persino quei tre o quattro buontemponi che ancora temevano il patatrac si possono mettere tranquilli: Adriano Celentano arriverà al Festival di Sanremo. Anzi probabilmente se lo papperà una sera dopo l’altra, legittimamente sia chiaro, in fondo gli ascolti sono ascolti e al padrone di casa (Morandi) non può che far piacere. Dunque ieri pomeriggio è finito il suo braccio di ferro con la Rai. Ed è finito, bisogna ammetterlo, con una schiacciante vittoria del Clan e un kappaò quantomeno tecnico in zona Viale Mazzini. Celentano avrà massima libertà per i suoi comizi sul palco dell’Ariston (nel rispetto del Codice, che è Etico ma anche assai elastico). E praticamente niente spot a interromperlo. Di sicuro - e così ha stabilito il contratto accettato ma non ancora firmato con reciproco godimento - la prima apparizione del Molleggiato sarà no stop in quanto, esattamente come quella di Benigni l’anno scorso, è considerata un «evento eccezionale». Tutte le altre potrebbero essere interrotte da un blocco pubblicitario. Ma è un’ipotesi remota, visto che le batterie di spot arrivano a 25 minuti l’una dall’altra ed è difficile immaginare, all’interno di una scaletta serrata come quella del Festival, un monologo lungo mezzora: significherebbe sconvolgere anche i ritmi fondamentali di Sanremo, che dopotutto sono quelli della gara. In ogni caso, vedremo. E vedremo anche se Celentano, come ha tra le righe annunciato proprio sul blog del Clan, annuncerà urbi et orbi quale sia con esattezza il suo cachet. Di sicuro, su questo non c’è stata trattativa e la cifra è quella messa subito sul tavolo dalla Rai. Dovrebbe essere, usando Fiorello come metro di paragone, quella di trecentomila euro ad apparizione, per un massimo cumulabile di 750mila euro. Se parlasse 25 minuti di seguito per ogni sera, Celentano incasserebbe dodicimila euro al minuto. Se apparisse solo per due minuti, sarebbero 150mila euro al minuto. E così via. Almeno Fiorello stava sul palco per tutta la puntata. In ogni caso se, come ha scritto qualcuno accennando al termine «marchetta», Celentano andasse al Festival per promuovere il suo disco (peraltro già di buon successo), non dovrebbe percepire alcun compenso, come fa chiunque appaia all’Ariston a scopo promozionale. Comunque, è un investimento della Rai che ha un enorme margine di oscillazione. Sanremo è un evento televisivo che conserva ancora un potere attrattivo intatto, e gli ascolti degli ultimi anni lo confermano. Anche Celentano televisivamente è un evento, il cui potere attrattivo si presume ancora intatto. E la convivenza di due eventi, specialmente così tipici, è tutta da verificare. C’è il rischio annullamento reciproco, con effetti pericolosi sullo share e, di conseguenza, sugli introiti pubblicitari della Rai. E c’è pure il pericolo cannibalismo: Sanremo che fa sparire Celentano. O viceversa. Naturalmente tutti sperano, a ragione, nell’ipotesi più positiva: megasuccesso e arrivederci alla prossima edizione.

Un’ultima possibilità: il nuovo disco del fu Molleggiato, Facciamo finta che sia vero, vanta come ospiti non certo di passaggio anche Franco Battiato, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e Jovanotti. E se a Celentano venisse voglia di invitarli con sé in qualche sua apparizione all’Ariston? Boom.

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