La Rai spende 70mila euro per l’ultima cena del governo

Nuovo sperpero di soldi pubblici: festa per mille alla prima del documentario della Comencini. Cappon firma 21 nomine senza informare il cda

La Rai spende 70mila euro 
per l’ultima cena del governo

Emanuela Fontana
Adalberto Signore

Roma
- Per quegli strani scherzi del destino che si chiamano coincidenze, l’ultima cena del governo Prodi verrà consumata davanti ai cancelli di una fabbrica di operai. Non un cancello vero, ma l’immagine cinematografica ricostruita da un documentario di Francesca Comencini «In fabbrica», che verrà presentato questa sera all’Auditorium di via della Conciliazione di Roma. Nessun pic-nic, ma un tappeto rosso: ad attovagliare i ministri dimissionari sarà la Rai, che omaggerà la Comencini e il governo (ma quale governo?) con un cocktail per la spesa complessiva di 70mila euro. L’ultima cena del non-governo Prodi e degli altri invitati Rai costerà, per rimanere nel tema della serata, come quasi tre anni di busta paga di un operaio di fabbrica.

Che sapore amaro avranno la degustazione dei formaggi, i panini imbottiti e le tartine per i non-ministri. E che incroci di calici si vedranno tra non-sottosegretari che stanno sgomberando in queste ore cassetti e scrivanie?

L’ultima cena del governo Prodi sarà anche l’ultima spesa (di soldi pubblici) e l’ultimo paradosso: la Rai ha registrato nel 2006 una perdita di 78,6 milioni di euro, prevede nel 2008 un rosso di cento milioni, ma il risparmio non sembra partire dall’Auditorium di via della Conciliazione.

Gli inviti sono stati spediti ai consiglieri della commissione parlamentare di vigilanza, ma soprattutto ai ministri e ai big dei tre sindacati, Cgil, Cisl e Uil. La serata è organizzata da Rai Cinema con il via libera del direttore generale Claudio Cappon. A quanto si apprende, alla cena parteciperanno mille persone divise in due settori: trecento da una parte e circa settecento dall’altra. Vip e meno vip, ma l’omaggio era stato pensato soprattutto per il governo e dunque il contesto sarà quello di cena degli addii.

In Rai in questi giorni pare siano scoppiati malumori sulla gestione di questo evento, piuttosto «costoso» e che rischia di tramutarsi in un’ultima cena di diserzioni ed imbarazzi. Da «Palombini», l’azienda incaricata del catering, precisano che «sarà un pasto semplice», senza raffinatezze.

Ma qualcuno ha obiettato che la sala degli Arazzi di viale Mazzini avrebbe tranquillamente potuto ospitare la proiezione del documentario della Comencini (che tra l’altro verrà rimandato in onda a breve su Rai Tre), utilizzando il tradizionale catering. Sembra che anche Cappon si sia reso conto della coincidenza infelice dei tempi e della scelta non economica di Rai Cinema. Logico che si sia spento l’entusiasmo dei giorni scorsi quando, parlando dell’iniziativa, il dg spiegava: «È un’occasione che valorizza il potenziale del servizio pubblico radiotelevisivo».

In Rai è mistero su conferme e disdette degli invitati. L’unico che ha detto sì è il dimissionario ministro del Lavoro Cesare Damiano, competente sull’oggetto del documentario e dunque invitato d’onore a prescindere. È sicura la presenza dei segretari Epifani, Bonanni e Angeletti, con il rischio che l’omaggio politico si trasformerà in una passerella nostalgico-sindacale.

Le perplessità a viale Mazzini sul Comencini-party derivano anche dalle contraddizioni che sembrano agitarsi in questi ultimi mesi nell’ azienda pubblica televisiva. Perché spendere tutti questi soldi con un piano industriale 2008-2010 che indicava virtuosi risparmi per non precipitare? Oltre a prevedere i fatidici 100 milioni di perdite, il piano impone di «ristabilire una dinamica costi-ricavi sostenibile per evitare una crisi economico-finanziaria». Proprio quel documento auspica, oltre a un «congelamento dei costi dei palinsesti» del 2007, anche una «riduzione di costi e investimenti per gli acquisti di beni e servizi».

Queste le contraddizioni economiche. Ci sono poi le perplessità politiche. Non meno gravi.

Poche ore dopo il capitombolo del governo Prodi di giovedì, il direttore generale Cappon ha eseguito 21 nomine amministrative lampo (tra l’altro nel settore pianificazione e finanza, oltre che nel suo staff) senza informare, come denunciano i consiglieri Curzi e Staderini, il consiglio di amministrazione.

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