La Rai verso il saccheggio totale: l’Unione vuole le ultime poltrone

Domani un cda decisivo. In consiglio il centrosinistra è in minoranza, ma cerca di conquistare Rai cinema e Sipra per spostare l’asse di comando. Verso il recupero di Freccero

La Rai verso il saccheggio totale: l’Unione vuole le ultime poltrone

Roma - L’unica certezza è che sarà una riunione infuocata. Ma resta tutto da verificare se davvero il cda della Rai, convocato per domani, riuscirà a produrre quella tornata di nomine su cui l’Unione - dopo essersi intestata le caselle di Gianni Riotta al Tg1, Antonio Caprarica al Giornale Radio, Maurizio Braccialarghe al Personale e Piero Badaloni a Rai International - conta per spostare ulteriormente la barra di comando di Viale Mazzini a sinistra. Non è un mistero che nell’agenda di Viale Mazzini ci sia il rinnovo dei vertici di alcune consociate - in primis, Rai Cinema e Sipra - ma anche una riflessione sulle aree del prodotto editoriale e sulle direzioni di rete. Non è chiaro, però, se il dg formulerà alcune proposte di nomina già martedì.
Il centrodestra, che in consiglio ha la maggioranza, pone innanzitutto una questione di metodo: «Continuiamo a non avere - spiega il consigliere Giuliano Urbani - un regolamento interno compatibile con la legge attuale, che disciplini in particolare i rispettivi ruoli di direttore generale e consiglio per quanto riguarda le proposte di nomina. L’ufficio legale sta predisponendo un nuovo regolamento, d’accordo con la direzione generale: ma ormai aspettiamo da un anno». Per quanto riguarda il merito delle possibili proposte, «a Rai Cinema - dice Urbani - non voterò mai un esterno. In azienda ci sono tantissime personalità che hanno le credenziali giuste». Il consigliere sollecita anche «come urgentissima la questione della Sipra, che è senza presidente e senza direttore generale». Quanto a Rai Due, per la quale si è parlato in questi giorni di possibili avvicendamenti alla direzione, «non mi sembra un problema così urgente», taglia corto Urbani. «Gli ascolti poco brillanti? Sono nella media degli ultimi quindici anni». Il segnale lanciato dall’ex ministro dei Beni Culturali è chiaro. Finora gran parte dei desideri dell’Unione sono stati accolti. Ma stavolta il sistema dei pesi e contrappesi dovrà essere maggiormente rispettato.
Claudio Cappon - molto attivo negli ultimi tempi nei contatti con il mondo politico - vorrebbe puntare su un mix di interni ed esterni Rai. Se non ci fossero le resistenze del cda, il direttore generale procederebbe alla sostituzione di Antonio Marano (di area leghista) con Giovanni Minoli a Rai Due, giustificando il cambio con le indiscutibili capacità professionali dell’attuale direttore di Rai Educational. Recupererebbe Carlo Freccero - che da tempo minaccia di procedere alle vie legali per demansionamento - e chiamerebbe dal Museo del Cinema di Torino come presidente o amministratore delegato di Rai Cinema Alberto Barbera. È invece svanita (con il rifiuto del diretto interessato) la possibilità di un approdo di Roberto Cicutto, fondatore ed ex amministratore delegato di Mikado nonché ex presidente dell’Api, alla direzione generale di Rai Cinema, in sostituzione del dimissionario Carlo Macchitella. Una poltrona per la quale era stato contattato anche l’ex direttore di Rai Fiction, ora in pensione, Stefano Munafò.
Se Minoli dovesse approdare a Rai Due, il centrosinistra spingerebbe per riportare Renato Parascandolo a Rai Educational. Nel frattempo, mentre cda e direzione generale tentano di comporre un puzzle intricatissimo e forse irrisolvibile, Antonio Caprarica si appresta a rivedere l’organigramma del Gr Rai.

L’intenzione dell’ex storico corrispondente da Londra sarebbe quella di procedere alla sostituzione di ben otto capiredattori con un’infornata quasi tutta targata Ds. Una sorta di «cappotto» che, se messo a segno, rappresenterebbe un clamoroso precedente nella storia della Rai. E che potrebbe indurre alcuni dei capiredattori rimossi a scendere sul terreno di guerra.

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