Raid omicida dei nomadi per punire un ragazzo Ma uccidono il gemello

Ucciso al posto del fratello gemello. E a soli 24 anni lascia la sua compagna e una figlioletta di appena sette mesi. Era stata l’ennesima discussione, l’ultima sfida tra bulli di quartiere pronti ad affrontarsi per un nonnulla a far scattare la vendetta. Doveva essere una missione punitiva, chissà magari chi ha sparato voleva «soltanto» impartire una lezione, dimostrare a tutti chi comanda, alla fine Domenico Rigante, è morto con una pallottola conficcata nel fianco. Ha fatto in tempo a dire chi gli aveva sparato: un nomade stanziale, Massimo Ciarelli, 29 anni, rampollo di famigerata famiglia nota in città per attività illecite. Uno abituato alle armi: già nel 2005 era stato arrestato per una sparatoria avvenuta a Montesilvano (Pescara), per via di una bambina contesa tra due famiglie rom.
Il vero obbiettivo però non era Domenico, ma Antonio Rigante. Due gocce d’acqua, stessa faccia, stessa corporatura, stessa passione sfegatata per il Pescara. Sempre insieme in curva. Dicono che a in città tra ultras della tifoseria biancazzurra e rom non corra buon sangue. Cosa avesse innescato lunedì sera il diverbio finito a cazzotti tra Antonio e Massimo Ciarelli non si sa, certo è che il nomade se n’era andato giurando vendetta. L’altra sera si è presentato con un «commando» di amici, lui armato di pistola. I due fratelli erano casa di altri giovani e stavano guardando una partita di calcio in tv. Antonio, avvisato da una telefonata è uscito, erano le 22 quando, in piazza dei Grue sono arrivate 5-6 persone armate non solo di cattive intenzioni. Lui e un suo amico sono fuggiti, dividendosi: Rigante, schivando un paio di pallottole è riuscito a entrare nell’abitazione di via Polacchi 5, dove c’erano il fratello e gli altri. Si è nascosto sotto un letto e quando i suoi inseguitori hanno fatto irruzione nella casa, secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, il tragico scambio di persona. Domenico è stato centrato con un colpo di arma da fuoco, dopo una breve colluttazione. È morto poco dopo in ospedale, mentre l’assassino e i suoi compari si davano alla fuga.
Ora in città si temono vendette. La vittima era personaggio di spicco nell’ambiente ultrà, ieri sono state centinaia i tifosi arrivati all’obitorio dell ospedale civile dove si trova la salma del ventiquattrenne. Altissimo il pericolo per le forze dell’ordine: in Questura confermano che sono in arrivo rinforzi dalle Marche per meglio organizzare il controllo del territorio.
Oggi si terrà una riunione del Comitato per l’Ordine pubblico e la sicurezza convocata dal prefetto di Pescara, Vincenzo D’Antuono, su richiesta del sindaco Albore Mascia.

«La vicenda è estremamente delicata dunque occorre la massima cautela considerando le persone coinvolte, da un lato elementi attivi della tifoseria locale della squadra biancazzurra, dall’altro esponenti della comunità rom, la stessa comunità che appena ventiquattro ore prima era stata protagonista di un’altra sparatoria nel quartiere Colli Innamorati», ha detto il primo cittadino.
Nel frattempo continua la caccia al killer.

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