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Raikkonen, ultimo assalto sul circuito dei campioni

Il finlandese alla guerra di nervi con Alonso. La Renault vuole l’asciutto, Schumi (sesto) spera che piova. Michelin minaccia di lasciare

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Spa

Sul tavolo verde della foresta delle Ardenne si gioca un poker d’altri tempi. In palio: il mondiale; un’impossibile rimonta; e il colpo di coda di una grande ferita. Si parla, dunque, del duello fra Renault e McLaren-Mercedes; e si parla della Ferrari umiliata. Comunque la si giri, attorno al tavolo verde stanno tutti rischiando. La Renault, Briatore, Alonso e Fisichella hanno scelto macchine preparate per condizioni d’asciutto; per cui se Giove Pluvio dovesse, come sembra, scatenarsi di nuovo, per loro la corsa diventerebbe una Dakar. Ma Briatore ama rischiare. Ron Dennis no. Però gli tocca. Così azzarda, seppur meno di altri: Raikkonen e Montoya hanno predisposto un assetto che non è da diluvio né da sole d’agosto; ma anche per loro c’è una paura grande: che le condizioni si rivelino estreme come venerdì. Infine, la Ferrari: ha preferito dar retta ai propri meteorologi e alla disperazione di quest’anno orribile, per cui, perché non puntare su corsa bagnatissima?
Così, dietro il duo McLaren-Mercedes con Montoya in pole e Raikkonen ad alitargli sul collo, dietro a Fisichella terzo ma retrocesso di dieci posti causa motore sostituito, dietro a Trulli ad Alonso a Schumi jr, finalmente compare una Ferrari con gli stivali da pescatore e la cerata indosso tanto si è attrezzata per il diluvio. «L’assetto è da bagnato – confessa il dt, Ross Brawn – ma non completamente». E Michael: «Basta osservare le velocità di punta per capire che abbiamo privilegiato la configurazione da pioggia... siamo 13 chilometri più lenti delle Renault. Anche perché se non ci aiuta la pista bagnata, possiamo puntare solo a qualche punto». E monsieur Jean Todt: «Sulla nostra qualifica pesano molte incognite, perché ci aspettavamo subito la pioggia e invece non si è fatta vedere. Speriamo per la gara, così scopriremo se almeno sul bagnato le nostre gomme hanno conservato il vantaggio che avevamo in passato».
Hanno invece pensieri rivolti al presente gli uomini che si giocano il campionato. Briatore: «Peccato per il motore cambiato a Fisico. Raikkonen? Non lo guardiamo, dobbiamo solo fare 14 punti in 4 gare». Tanto più che i due rivali in pista sono alla guerra psicologica: «In corsa non chiederò mai dove si trova Kimi», dice Alonso. «Però non si è ancora liberato di me», ribatte Raikkonen infastidito dalla pole del compagno. Kimi non ama Montoya, lo sopporta a malapena e a malapena accetta l’idea di dovergli chiedere aiuto: «Però so che per la prima volta correremo come una vera squadra», si lascia sfuggire. «Aiutarlo? – ghigna il colombiano –. Ordini non ce ne sono, ma se ha bisogno sono pronto». E ghigna ancora.
Altre novità. La Minardi è diventata una bibita: la ricca Red Bull ha infatti comprato anche il team faentino (dal 2001 in mano all’australiano Paul Stoddard). Ne diverrà squadra satellite. Il presidente del colosso francese dei pneumatici, Edouard Michelin, ha ufficializzato che dal 2007 i team seguiti saranno cinque, non sette: McLaren, Red Bull, Renault, Sauber e Bar. Alla Bridgestone quindi, Toyota e Williams.

Michelin ha ventilato la possibilità di lasciare la F1 nel giro di due anni, nel caso il regolamento confermasse per il 2008 l’avvento del fornitore unico.

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