La Rambo di bronzo: «Dedicato ai caduti»

Roma Nel giorno del bronzo della Rambo italiana del fondo, l’acqua di Ostia si tinge di giallo. Se fra le donne Martina Grimaldi artiglia un podio inatteso in volata, lo sprint per il terzo posto, che nella gara maschile premia l’americano Crippen a danno del nostro Valerio Cleri, viene annullato.
Medaglia «congelata», almeno per una notte: l’Italia ricorre per l’errore di nuotata dell’atleta Usa, che sbaglia l’ingresso nell’imbuto d’arrivo ed è costretto a rientrare passando sotto i cordoli. La giuria accoglie l’istanza azzurra, ma solo stamane discuterà il controricorso degli americani. E in attesa di sapere se il nostro medagliere farà un passetto in avanti, è ancora una donna a regalare la soddisfazione di giornata.
Il termine Rambo non le piace granché, anche se Martina Grimaldi appartiene all’Esercito che ha ringraziato di cuore, «devo a loro la possibilità di allenarmi», dedicando poi la sua medaglia «ai militari caduti in missione di pace» prima che agli amici, ai genitori e agli allenatori. Oltre che a Simone Ercoli, che dopo la 10 km era talmente stanco da essere portato via in barella, e a Marco Formentini (argento nei 25 a Melbourne 2007). «Marco mi ha anche mandato un sms per farmi l’in bocca al lupo», confessa Martina. La Grimaldi nuota da quando aveva tre anni, gli inizi nella piscina dell’Arcoveggio, la zona dell’ippodromo bolognese. Praticamente l’acqua è stata per lei sempre un elemento amico. «Il nuoto da un lato ti aiuta a scaricare le tensioni, dall’altro ti obbliga a restare più concentrato quando non sei in piscina». Ventuno anni da compiere, ma da tempo ha optato per la maratona del fondo: l’argento nella 10 km e il quarto posto nella 25 agli ultimi europei di Dubrovnik le sue migliori performance.
Per l’impresa di Ostia non vuole sentire parlare di miracolo. «Sono contentissima, mi scendevano le lacrime mentre stavo arrivando al traguardo. Nelle ultime bracciate ripetevo tra me e me: stavolta ce la devo fare, è il mio quarto Mondiale. I risultati dell’anno scorso mi avevano mandato il morale sotto i tacchi. Quando mi sono trovata un po’ indietro, ho cercato sempre di recuperare e di tornare nel gruppo. C’erano botte e spintoni con le avversarie e ho tirato fuori la grinta. La medaglia mi regala gioia e sicurezza, ma c’è in vista la 25 km che sarà la mia prima a livello mondiale».
La mamma di Martina è professoressa di matematica e le ha trasmesso la passione per i numeri. Tanto che si è iscritta all’università di scienze statistiche («ho perso un anno, ora dovrò recuperare»). Niente fidanzato, una simpatia per la Juventus, tifo sfrenato per la Virtus Bologna di basket («sono contenta che abbiamo asfaltato la Fortitudo…») e una passione per Vasco Rossi oltre che per la buona cucina. «Dopo la 25 km di sabato credo che farò una mangiata enorme…», ha precisato l’azzurra che ammette di essere «cambiata rispetto al passato, ho fatto esperienza, in gara so cosa devo fare e posso prendere decisioni da sola. Oggi mi sentivo bene, volevo vivere questa gara da protagonista e ci sono riuscita».
Tanto che l’argento è sfumato per pochi centimetri: «Ho sperato nel testa a testa finale, ma alla fine ero proprio stremata, meglio accontentarsi». Anche perché la favorita russa Ilchenko, già beffata dall’australiana Gormon nella 5 km, non ha nemmeno concluso la gara.

«Non me ne sono nemmeno accorta, ho controllato chi c’era davanti (la britannica Keri-Anne Payne, secondo oro della storia per i sudditi della Regina dopo quello di Daley) e chi era a fianco a me (l’altra russa Seliverstova)». Saluta tutti con il sorriso, è l’ora dei massaggi. Perché non vuole che la 25 km sia solo una passerella.

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