Ramon Peiró Victorí

Gli assidui lettori di questa piccola rubrica si chiederanno come mai i mesi di luglio e agosto siano così affollati di martiri spagnoli della guerra civile del 1936-39. È presto detto. L’Alzamiento, cioè la ribellione dei nazionalisti di Franco contro la Repubblica «rossa» e anticristiana, avvenne in data 18 luglio 1936. Fu determinato anche dagli incendi delle chiese, degli episcopi e dei conventi a cui i miliziani repubblicani si erano abbandonati con la praticamente tacita connivenza delle autorità. Era chiaro a quel punto che c’erano due Spagne assolutamente inconciliabili, quella «sovietica» e quella cattolica. Tanto valeva prenderne atto. L’insurrezione dei franchisti diede ai «rossi» la conferma che andavano cercando e la scusa per regolare una buona volta i conti con quella che consideravano una «quinta colonna» nel nemico: il clero e i credenti. Così, si scatenarono immediatamente e i mesi di luglio e agosto si riempirono di martiri. Gli ammazzamenti diminuirono nei mesi successivi per la semplice ragione che il grosso era stato già fatto. Uno dei tanti religiosi a rimetterci la vita fu quello che ricordiamo oggi, nell’anniversario del suo martirio. Padre Ramon Peiró Victorí era un sacerdote appartenente all’ordine dei domenicani. Era nato ad Aiguafreda, in provincia di Barcellona, ed aveva ricevuto la sacra ordinazione nel 1915.

Per i dieci anni seguenti aveva insegnato a Solsona ai seminaristi del suo ordine. Poi era passato a Barcellona, dove aveva fatto il parroco. Aveva un fratello, Miguel, sposato e terziario domenicano. Furono uccisi insieme.

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