Rap di strada e inni patriottici: la colonna sonora della rivolta

Per le strade del Cairo si festeggiano le dimissioni di Mubarak. Musicanti e rapper di strada compongono la colonna sonora della rivolta

Rap di strada e inni patriottici: la colonna sonora della rivolta

La festa è ovunque al Cairo, dopo le dimissioni di Hosni Mubarak. In strada si canta e musicanti improvvisati fanno ballare gli egiziani inventando liriche rivoluzionarie. Fin dai primi giorni, la rivolta egiziana ha avuto la sua colonna sonora. È scesa in campo la famosa voce di Mohammed Mounir. La sua «Ezzai?» - Com’è?, è stata registrata durante le manifestazioni. «Ti amo e so che anche tu mi ami, devi apprezzare quello che faccio per te», canta rivolto all’Egitto. Ieri, per le strade del centro, era la sua voce a essere diffusa con gli altoparlanti. E un gruppo di rapper del Cairo ha prodotto una canzone che ora è una hit su You Tube. «Rebel», degli Arabian Knightz, mescola rivoluzionarie rime in arabo con liriche dell’americana Lauryn Hill. «Ci hanno ucciso, massacrato, messo dietro le sbarre, torturato, derubato, spaventato, ignorato. Ma il popolo egiziano vivrà», cantano tre ragazzi, mentre sullo schermo passano le immagini delle proteste.
Ci sono anche altri musicanti meno famosi, o del tutto sconosciuti, che hanno fatto cantare la rivoluzione egiziana. Sono bastati un amico con un telefonino, You Tube e il passaparola di alcuni blogger egiziani molto seguiti a rendere celebre un manifestante-cantautore senza nome. Su uno dei palchi spuntati a midan Tahrir, imbracciata la chitarra, un ragazzo ha deciso di improvvisare, mettendo in musica gli slogan anti regime più cari alla protesta. Il risultato è una canzoncina molto orecchiabile. «Tutti assieme, una sola mano, chiediamo una cosa sola: vattene, vattene». I giovani organizzatori della protesta, per mantenere la piazza piena e attiva, hanno invitato sui loro palchi alcuni artisti. La folla ha cantato al ritmo della musica di Azza Balba, attivista di sinistra e nota voce egiziana. E tra i fischi di un impianto stereo fai da te, si è esibito anche un gruppo di giovani artisti - Eskenderella - che ha riproposto successi dei grandi nomi della musica egiziana. Hanno cantato «Oum ya Masry», svegliati o egiziano: un motivo antico e patriottico di Sayed Darwish, voce storica del passato egiziano morto pochi anni dopo la partenza dei britannici dal Paese. È lui che ha messo in musica Biladi, Biladi, Paese, mio Paese mio, l’inno nazionale, altra hit della protesta in queste ore.
Si canta anche in un’altra piazza reduce da un’altra rivoluzione. A Tunisi, pochi giorni fa, si è esibito uno degli eroi della rivolta, il rapper El General, 21 anni. Il ragazzo non aveva aspettato la fuga di Ben Ali in Arabia Saudita per far uscire «Rais lebled», presidente del Paese. La canzone è un attacco senza precedenti all’ex leader. El General è finito in prigione poco prima che la Tunisia facesse la sua rivoluzione.

«Viviamo nella sofferenza, come cani. Presidente del Paese, il tuo popolo è morto», ha cantato il rapper sul palco del dopo Ben Ali. «Mubarak, Mubarak, l’Arabia Saudita ti aspetta», gli ha risposto il pubblico, in solidarietà con piazza Tahrir.

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