Evoca preziosità e tenerezza il titolo della mostra aperta al pubblico nelle sale del Museo del Merletto di Rapallo e curata dalla direttrice Piera Rum: «Piccoli tesori. 150 anni di abiti infantili, 1790-1940». Dall'abitino più antico, redingote e pantaloncini in taffetas di seta verde-grigio, databile tra fine Settecento e primi anni dell'Ottocento, al glorioso completo «alla marinara», giacca e calzoni in tela di cotone di fine anni Trenta-inizio anni Quaranta, ventotto preziosi capi di manifattura tessile raccontano la storia dell'abbigliamento della prima infanzia, comprendendo venti tra abiti e completini e otto parures battesimali, cinque delle quali sono di proprietà del Museo, mentre il resto proviene da collezioni private.
I capi esposti riflettono il graduale emergere di una maggiore sensibilità verso le reali esigenze dei bambini, per secoli considerati piccoli esseri imperfetti da disciplinare severamente, imponendo fasciature strette ai neonati e successivamente abiti che riproducevano in miniatura gli stessi modelli degli adulti.
Il romanzo «Emile ou De l'éducation» di Jean-Jacques Rousseau ha fissato fin dal 1762 i principi essenziali per una nuova pedagogia spezzando una lancia a favore della libertà di movimento indispensabile ai giovanissimi organismi in crescita, ma bisognerà attendere la fine del secolo e poi l'Ottocento per vedere affermarsi criteri via via più pratici e più sani. Ed ecco in mostra, tra i capi della seconda metà del XIX secolo, il camicino leggero in taffetas e organza di seta con merletto meccanico e nastri, gli abitini maschili in piquet di cotone o in tela di lino e seta, adorni di merletto o sangallo, e l'abitino femminile in gros di cotone con applicazioni.
Il Novecento, che si proclama «secolo del fanciullo», rende disponibili le produzioni in serie a buon mercato, ma decreta anche il successo dell'esclusiva moda per bimbi delle sartorie eleganti. Capo prediletto, intorno al 1910, l'abitino bianco in piquet o mussola di cotone, spesso con inserti lavorati a nido d'ape. Un paio di decenni più tardi richiamano lo stile reso celebre da Shirley Temple i due vestitini femminili del 1935 circa, in tela di seta rosa con balze sovrapposte, e quello senza manichedel 1928-29, in organza di seta, a balze orlate in panno lenci.
La mostra resterà aperta fino al 30 marzo 2008.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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