Rapallo è più vicino alla Madonna con la ritrovata funivia di Montallegro

Maria Vittoria Cascino

Torna a Montallegro. Rifatta come dio comanda. Che quei 2.349 metri di funivia te lo fanno sentire più vicino il Santuario. Che seicento metri te li bevi in sette minuti e venti secondi. Che solo il pensiero di poter salire e scendere ogni mezz'ora, senza curve, t'allarga il cuore. Alla funivia è passato il singhiozzo e questa è la volta buona.
Il Comune ha bandito la gara e Doganaccia 2000 si è aggiudicata la gestione per sette anni. Ha tastato il polso per quattro mesi e i 20.000 passaggi hanno fatto il resto. Ieri il viaggio inaugurale dopo la revisione generale. La cabina fa il pieno, magari di giornalisti, che hanno giocato d'anticipo su pellegrini e turisti. Questione di minuti che la coda s'allunga. Tutti pronti a imbarcarsi e sono tanti. E allora capisci che il milione di euro speso dall'amministrazione Capurro, supportata dalla Regione, per far ripartire con tutti i crismi la funivia un senso ce l'ha eccome.
«In Comune abbiamo presentato un progetto preliminare di impianto all'avanguardia - spiega il gestore Sergio Ceccarelli, quarant'anni di impianti di risalita all'Abetone - La novità sta nel passaggio dal funzionamento analogico a quello digitale. I tempi vengono ottimizzati perché fa tutto il computer, impostato, ad esempio, per rallentare sui pali e rendere più confortevole il trasferimento. Lo stesso motore di riserva viene azionato in automatico e si comporta come quello principale».
L'abilità del macchinista va in pensione. L'atterraggio duro e i vuoti d'aria te li scordi. Vai su che è un piacere e magari tieni il fiato. Che salire in tanta bellezza, quando il mare si disegna delle vele del Pirelli spruzzate di foschia e il verde nuovo ti inghiotte, il polso qualche colpo lo perde, anche senza vuoto.
Due cabine, una su e l'altra giù, per ventiquattro persone più l'agente di vettura. Due ragazzi caricano le mountain bike, quasi cingolate. Che l'intenzione è di scendere a Chiavari su quello spettacolo di crinale, fino alla Chiesa delle Grazie. Mentre il Santuario bianchissimo, costruito nel 1558, conserva la tavoletta lasciata il 2 luglio 1557 dalla Madonna nella sua apparizione al contadino Giovanni Chichizola.
Raggiungerlo in funivia raccoglie i ricordi. «Passavamo laggiù, vedi? C'era anche la trattoria che faceva di quei ravioli…». Un pezzo di vita, di ex voto, di fede. Che vedi scorrere dall'alto, tutto in sette minuti. Silvano Mele, vice sindaco, si gode il risultato: «Doganaccia gestisce e Poma Italia cura il discorso tecnico, una garanzia - insiste Mele -. L'impianto è l'unico in Liguria e deve diventare un forte elemento di richiamo per il turismo religioso». Tant'è che il pensiero corre ad un'altra opera ambiziosa: «Stiamo lavorando per superare le difficoltà di accesso al Santuario». La scalinata è di quelle toste e il Comune pensa ad uno studio di impianto a piano inclinato che porti i fedeli dalla piazzola di arrivo fino al Santuario. «Abbiamo bisogno del sostegno della Curia e delle strutture ricettive che operano qui. E il sogno è di regalarlo a Montallegro per i quattrocentocinquant'anni dall'Apparizione, nel luglio 2007».
Un pergolato di glicini t'avvolge mentre aspetti di scendere. I ragazzi arrancano sulla bici e spariscono dietro il marmo, dove partono i sentieri. Dove la Via Crucis scandisce il percorso fino in cima. Dove l'omaggio alla Madonna continuava magari sulla tovaglia buttata sull'erba, qualche ripieno e una fetta di torta di riso. La funivia è ripartita.

La discesa sembra più veloce. Sembra. Sempre sette minuti e venti secondi per guadagnare il centro. Tanto puoi tornarci tutti i giorni, dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 18 con 12 tariffe diverse. Perché il Santuario sia più vicino.

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