Il rapporto della commissione parlamentare

Un caso di malasanità ogni due giorni. Sono 242 gli episodi registrati in Italia in poco più di un anno, da fine aprile 2009 a metà settembre 2010. Una mole di «incidenti» sui quali sta indagando la Commissione parlamentare sugli errori sanitari. Ben 163 di questi casi si sono conclusi con il decesso del paziente. A rendere noti questi numeri è la stessa commissione presieduta da Leoluca Orlando.
Dal rapporto emerge anche una poco onorevole classifica, dove ai primi posti con oltre la metà dei casi ci sono la Calabria (con 64 casi di malasanità e 50 decessi) e la Sicilia (con 52 casi e 38 morti). A seguire ci sono il Lazio, con 24 casi e 14 decessi, e poi Puglia, Campania e Lombardia con 15 casi, ma un diverso numero di morti: 4 nella regione governata da Formigoni, 9 in quella di Vendola e 12 in quella rappresentata da Caldoro. I più virtuosi sono Umbria, Marche, Basilicata e Trentino Alto Adige.
All’esame della Commissione ci sono anche diversi casi resi noti dalle cronache: come quello del’ 8 dicembre 2009, quando a Canicattì (Agrigento) muore per setticemia una neonata romena di 7 giorni, che era stata partorita su una sedia dell’ospedale Barone Lombardo. Sulla vicenda la Procura di Agrigento indaga 11 sanitari, medici e infermieri. Oppure l’episodio di gennaio 2010, quando agli Ospedali riuniti di Foggia muoiono due neonati a 7 giorni di distanza l’uno dall’altro.
Risale invece al luglio 2010: la morte nell’ospedale di Rossano di una neonata dopo un parto cesareo d’urgenza effettuato per il distacco della placenta. La madre era stata prima accompagnata all’ospedale di Trebisacce, dove il reparto di ostetricia era stato chiuso nel 2009. Ancora a luglio 2010: la morte di una tredicenne ricoverata per broncopolmonite. La ragazza era entrata una decina di giorni prima all’ospedale di Rossano, per essere poi trasferita a Cosenza dopo che le sue condizioni erano diventate critiche. Ma il caso che ha fatto più scalpore è quello dell’agosto 2010, quando al Policlinico di Messina scoppia una lite in sala parto sull’opportunità del taglio cesareo a una donna di 30 anni, che ha poi subito l’asportazione dell’utero, mentre il bimbo ha subito due ischemie cerebrali. Sospesi tre medici e aperta un’inchiesta.
Ad allarmare non è tanto il totale del casi di malasanità quanto l’incredibile concentrazione di episodi in Sicilia e Calabria. Tante le reazioni del mondo politico. Secondo Ignazio Marino, presidente della commissione d’inchiesta del Senato sul Servizio sanitario nazionale, bisogna istituire al più presto un «ufficio del garante, una agenzia, un’authority che valuti costantemente l’efficacia, l’efficienza e la qualità delle cure». Non appare sorpreso il Tribunale dei diritti del malato, secondo cui i dati della Commissione «si aggiungono a numerosi altri, compresi i nostri» , rileva la coordinatrice Francesca Moccia.

Per Costantino Troise, segretario nazionale del sindacato dei medici Anaao-Assomed, bisogna però a pesare i dati in base al volume di prestazioni: 7 milioni di ricoveri l’anno, 300 milioni di visite specialistiche, trenta milioni di accessi al pronto soccorso e un miliardo di analisi di laboratorio.

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