Politica

Ratzinger, nel numero 13 il destino da Papa

Andrea Tornielli

da Roma

Oggi, domenica di Pasqua 2006, Benedetto XVI compie settantanove anni e si appresta a celebrare, esattamente tra tre giorni, il primo anniversario della sua elezione, avvenuta il 19 aprile dell’anno scorso. Il conclave, che si era aperto il giorno prima, tutti si aspettavano che durasse almeno tre giorni. Invece, il pomeriggio di quel martedì, Joseph Ratzinger, rivestito degli abiti pontificali (ma ancora con i polsini della camicia scura che gli sporgevano dalle larghe maniche dell’abito papale) si affacciò dicendo di essere «un umile lavoratore nella vigna del Signore». Poche parole, un’apparizione quasi in punta di piedi, per il Papa che arrivava dopo «il grande Giovanni Paolo II» e che metteva anch’egli sotto la protezione di Maria il pontificato appena incominciato.
Proprio alla figura di Papa Wojtyla e al suo specialissimo legame con la Madonna e con le apparizioni di Fatima, è dedicato un piccolo e inedito studio di numerologia dai risultati sorprendenti, preparato da Andrea Ottaviani. È noto che le apparizioni di Fatima incominciarono il 13 maggio 1917 e continuarono fino ad ottobre, il giorno 13 di ogni mese. Proprio il 13 maggio 1981, Giovanni Paolo II venne colpito dai proiettili sparati dalla Browning di Alì Agca e l’ora di quegli spari, le 17.17, rappresentano un richiamo alla data di quelle apparizioni. Giovanni Paolo II, leggendo il Terzo segreto di Fatima, ha creduto di vedervi proprio la storia del suo attentato e con questa interpretazione quel testo profetico è stato pubblicato e divulgato. Ora Ottaviani fa notare altre coincidenze legate al numero 13 di Fatima. Papa Wojtyla è morto il 2 aprile dell’anno scorso: 2+4+2+0+0+5 fa 13. Ma c’è di più. Lo stesso meccanismo può infatti essere applicato anche all’ora in cui il Pontefice polacco ha cessato di vivere, le 21.37: 2+1+3+7 fa ancora 13.
La cifra mariana, seppure con qualche distinguo in più, si applicherebbe anche al nuovo Papa, Benedetto XVI. Quello di Ratzinger è il 265° pontificato della storia della Chiesa: 2+6+5 fa ancora 13. L’inizio della fumata bianca che ha segnalato al mondo la sua elezione, così come si legge nel riepilogo dell’Ansa, è avvenuto alle 17.50: 1+7+5+0 fa ancora 13, e lo stesso numero si ricava assommando le cifre dell’ora nella quale il cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estevez si è affacciato alla loggia della basilica di San Pietro per annunciare il nome dell’eletto, vale a dire le 18.40. Certo, la precisione dei minuti di queste due circostanze rende possibile interpretazioni diverse, mentre restano un’interessante coincidenza i dati relativi a Giovanni Paolo II, dato che il giorno e l’ora ufficiale della morte non possono essere soggetti a contestazioni.
Ma al di là dei numeri e delle elucubrazioni che si possono fare su di essi, resta il legame profondo che unisce Papa Wojtyla e il suo successore: Benedetto XVI ha ribadito pubblicamente di voler promulgare pochi documenti proprio per far assimilare il magistero di Wojtyla, del quale è stato prezioso collaboratore per oltre un ventennio alla guida della Congregazione per la dottrina della fede. Un anno dopo essere stato eletto, Papa Benedetto ha introdotto alcuni cambiamenti significativi nel pontificato, rinunciando ad esempio a presiedere alle beatificazioni; ha pubblicato la sua prima enciclica, «Deus caritas est», ha convocato il suo primo concistoro scegliendo di premiare con la porpora pastori in prima linea, senza abbondare con le berrette rosse per gli uomini di Curia. Quest’anno sono previsti tre viaggi internazionali: a fine maggio in Polonia; in luglio a Valencia, all’incontro delle famiglie; in settembre in Baviera e infine in novembre in Turchia.

Ma c’è soprattutto attesa per le nomine curiali che potrebbero arrivare prima dell’estate.

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