nostro inviato a Roma
Quando Benedetto XVI ha letto il suo nome, un folto gruppo di fedeli ambrosiani ha applaudito facendosi ben sentire. Da ieri monsignor Gianfranco Ravasi, biblista e «ministro della cultura» del Vaticano, è entrato a far parte del collegio cardinalizio, il «club» più esclusivo del mondo, quello degli elettori del Papa. In tanti lo hanno festeggiato nel pomeriggio, nella sala regia, per le cosiddette «visite di calore».
Ravasi, nominato vescovo e chiamato in curia da Benedetto XVI nel settembre 2007, è stato dunque dopo appena tre anni elevato alla porpora: segno di unattenzione particolare e della stima che gode sia presso il Papa che presso il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ha infatti ottenuto il cappello prima di un altro ambrosiano chiamato presso la Curia romana, larcivescovo Francesco Coccopalmerio, già ausiliare di Milano, e ora presidente del Pontificio consiglio per linterpretazione dei testi legislativi.
Negli ultimi giorni si è cominciato a parlare della possibile candidatura di Ravasi quale successore del cardinale Dionigi Tettamanzi, sulla cattedra ambrosiana. Tettamanzi, comè noto, ha ottenuto dal Papa due anni di proroga, che scadranno al compimento dei 77 anni, nel marzo 2011: in quel momento si metterà in moto la «macchina» per la successione e forse già prima dellestate Benedetto XVI deciderà il nome del nuovo arcivescovo. Lo stesso Ravasi, in unintervista pubblicata su Avvenire giovedì scorso, aveva risposto a una domanda proprio su questo. «A proposito chiedeva il giornalista si parla talvolta di un suo passaggio alla pastorale, anzi ancor più precisamente di un ritorno a Milano. Per dirla chiara: qualcuno la vede come un altro Martini, strappato agli studi e gettato nella mischia di una grande diocesi. Non le chiedo se è vero, ma solo se accetterebbe la sfida».
«Realisticamente ha risposto Ravasi si tratta più di un desiderio (o di un timore
) che di una possibilità concreta. La domanda in sé ha però una base di verità: la funzione di un capo dicastero è anche quella di essere uomo di Chiesa, dunque pastore, con un campo pastorale. Per questo ogni sabato e domenica, quando sono in sede, accetto incarichi in tutta la periferia di Roma.
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